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Strasburgo: la Cedu beffa ancora i pensionati, confermando nuovamente la sentenza della Consulta in tema di perequazione

STRASBURGO – L’inutile e dannosa Cedu (Corte europea dei diritti umani) con sede in Lussemburgo, continua a sfornare sentenze e decisioni controproducenti e ridicole, come quella che ha condannato l’Italia per maltrattamenti in carcere a Provenzano o per le violenze delle Forze dell’ordine contro i manifestanti che hanno devastato Genova. In parole povere si schiera sempre a favore di chi ha compiuto atti delinquenziali.

E in tema di pensioni continua a seguire l’indirizzo dato dalla nostra Corte costituzionale, che ha dichiarato legittimo il furto della perequazione spettante ai pensionati considerati ricchi, così come il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro. Non ci meraviglia, anche in questi casi si è schierata a favore di chi ha in pratica infranto la legge. In nome di una malintesa solidarietà sociale, si calpesta ogni regola del diritto, delle quali le due Corti dovrebbero essere i supremi custodi.

Dopo aver dichiarato inammissibili i ricorsi contro il taglio della perequazione decretato da Renzi, presentati da oltre 10.000 pensionati beffati, la Cedu ha esaminato un altro centinaio di ricorsi, «considerati immuni da difetti formali, chiari nelle domande che sono state sostenute da sufficienti e pertinenti allegati documentali».

Gli 86 ricorsi, presentati dallo studio Chessa di Arezzo,  riuniti sotto la rubrica nr. 25131/18 Signorelli ed altri c/o Italia, sono stati assegnati al Giudice Monocratico di nazionalità Greca Kristina Pardalos per la decisione che è stata (con richiamo al precedente Aielli ed altri Domande nr. 27166 e 27167 del 10.7.2018- presentate dallo Studio Frisani)  di «inammissibilità della domanda perché non evidenza alcuna violazione dei diritti e delle libertà fissate nella Convenzione dei Diritti dell’Uomo o dei suoi Protocolli».

La Corte Europea aveva in precedenza riunito i 10.050 ricorsi presentati dallo Studio Frisani in due grandi posizioni ( La nr. 27166 e 26167), e quindi, dato il rilievo giuridico della questione, li aveva assegnati alla Chambre (il Collegio composto da 8 giudici della Corte Europea), la quale in data 10 luglio 2018,  aveva giudicato le domande inammissibili per i motivi sopra detti.

Una volta decisi i ricorsi predetti, tutti gli altri aventi lo stesso oggetto e le stesse domande, come nel caso di specie, sono stati affidati a giudici monocratici, i quali, non ravvedendo elementi di diversità rispetto a quanto deciso dalla Chambre, ne hanno confermato la sentenza con la stessa motivazione.

Si tratta di un’altra decisione politico-giudiziaria negativa, che segue quella della nostra Corte costituzionale avvenuta con la sentenza 250/2017, che sembra aver legittimato ogni intervento dello Stato Italiano sul comparto pensionistico. Salvo che la tendenza non s’inverta, visto che adesso non c’è più il governo Renzi, ma un governo cosiddetto populista.

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