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Manovra: vertice di maggioranza per decidere la risposta alla Ue. Restano le divergenze

 

Giuseppe Conte con Luigi Di Maio e Matteo Salvini

ROMA – Un nuovo vertice, forse mercoledì 7,  per perfezionare la risposta a Bruxelles sulla manovra, il premier Giuseppe Conte e il ministro Giovanni Tria, dovranno incontrare Luigi Di Maio e Matteo Salvini. I vicepremier tengono per ora ferma la posizione: rivendicare la linea espansiva della manovra e insieme rassicurare che il 2,4% è il tetto massimo di deficit che l’Italia si impegna a non superare. Evitare altri scossoni forti è la priorità di M5s e Lega, per portare a casa la manovra e – da definire il come e il quando – le misure su pensioni e reddito di cittadinanza. Dopo, ammettono in casa leghista, nessuno scenario è escluso, neanche la rottura dell’accordo prematrimoniale firmato da Salvini e Di Maio.

Il leader della Lega definisce archiviata la scelta se trattare o meno, a maggior ragione alla luce della necessità di fare investimenti per mettere al riparo il territorio dal dissesto. E il leader M5s al Financial Times si dice convinto la manovra italiana, che sceglie di far deficit come Trump negli Usa, sarà una ricetta per l’Ue.

Ma sbattere la porta in faccia a Bruxelles non si può, anche per i contraccolpi che una scelta di chiusura totale rischia di avere sui mercati. E lo stesso Di Maio afferma che la procedura contro l’Italia è inevitabile ma dopo – anche per la pressione delle prossime elezioni europee – si aprirà un dialogo e l’Italia non sarà sanzionata. La settimana, che vedrà l’avvio in Aula alla Camera dell’iter della legge di bilancio, si apre con il molto difficile vertice dell’Eurogruppo cui prenderà parte Tria: un passaggio cruciale per capire se, con la sponda di Paesi come Spagna e Portogallo, sia possibile ammorbidire i toni europei. Questo, confidano dal governo, darebbe margini ai pontieri per provare l’assalto al fortino innalzato dai leader di M5s e Lega.

L’unica possibile leva da giocare in Ue, spiegano infatti, è la tempistica delle misure più pesanti della manovra: mettere quindi per iscritto non solo che il 2,4%, come sostiene Tria, è stato calcolato su una crescita tendenziale più bassa di quella programmata, ma anche che reddito e pensioni partiranno un po’ più in là. Dunque non solo che il 2,4% di deficit è il tetto massimo, ma che si resterà sotto di un decimale o due.

Ma ad oggi il fronte dei mediatori parte in salita. Come testimonia l’assetto da battaglia scelto da Salvini nella sua visita alle regioni colpite dal maltempo. Il ministro Costa e il premier Conte annunciano un fondo da oltre 900 milioni su base triennale, in accordo con le Regioni, per la messa in sicurezza del territorio, oltre all’attivazione del fondo di solidarietà europeo e lo sblocco in manovra di 4,2 miliardi di avanzi di amministrazione da usare per investimenti.

Ma non basta, secondo Salvini: Per il territorio servono 40 miliardi. E c’è chi spinge perché il tema del dissesto compaia nella lettera a Bruxelles a supportare la scelta di fare deficit. Ma qualsiasi passaggio è complicato da una convivenza da separati in casa: fonti di governo M5s accreditano il sospetto che Salvini alzi la posta per indebolire il più possibile Di Maio e andare a elezioni alla prima occasione utile.

Anche in casa leghista ammettono che i rapporti sono già logori. Lo testimonia la trattativa armata su reddito di cittadinanza e pensioni. Se il reddito partirà a marzo, allora potrà partire anche quota 100, avvertono il M5s, per frenare fughe in avanti. I pentastellati rispondono anche alle obiezioni sui costi della misura di chi ha fatto notare che i conti non tornano: il reddito sarà dato sulla base dell’Isee del nucleo familiare (se il marito guadagna 100mila euro, la moglie che ha reddito 1000 non può prenderlo perché l’Isee è sopra la soglia di 9360 euro).


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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