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Sanità, Simg: gli italiani si ammalano troppo. Lavoro raddoppiato per i medici di famiglia

Stetoscopio1FIRENZE – Gli italiani si ammalano troppo. In un decennio il carico di lavoro dei medici di famiglia è raddoppiato, passando da 5,5 visite per paziente all’anno, dato del 2006, alle 9,9 del 2016. Il dato è stato diffuso da Simg (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie) nella giornata d’apertura del 35/o congresso nazionale oggi, 29 novembre, a Firenze. Per la società l’allungamento della vita media e la crescente diffusione delle malattie croniche sono i motivi principali dell’aumento del carico di lavoro dei medici: gli italiani sono infatti affetti spesso da ipertensione (17,4%), artrosi/artrite (15,9%), malattie allergiche (10,7%), osteoporosi (7,6%), bronchite cronica e asma bronchiale (5,8%) e diabete (5,3%). Tuttavia, lamenta Simg, le risorse dedicate alla medicina del territorio sono sempre più esigue.

«Serve un grande Piano sanitario della medicina generale, per ristrutturare completamente il comparto – sostiene il presidente Claudio Cricelli – intanto la prima Conferenza italiana
della medicina generale e delle cure primarie che si svolgerà nel 2020, sarà utile per definire gli obiettivi da raggiungere nei successivi 5 anni per realizzare il cambiamento ormai
necessario. Il ritardo organizzativo nella dotazione delle cure primarie – sostiene Cricelli – è la causa dell’allungamento delle liste d’attesa e dell’enorme crescita del costo delle
prestazioni, che continuano a gravare sulla medicina specialistica e sull’ospedale. Solo il 5% dei generalisti è strutturato in forme associative, le cosiddette medicine di gruppo integrate, anche se sono state lanciate più di 10 anni fa».

Una completa realizzazione di queste modalità di lavoro aggregate, secondo il presidente Simg, permetterebbe di ridurre di più del 50% le liste di attesa per gli esami diagnostici di
primo livello, ad esempio le ecografie, che oggi vengono eseguiti dagli specialisti. Una migliore presa in carico dei pazienti sul territorio consentirebbe anche di ottimizzare i
ricoveri e le prestazioni dell’ospedale. Cricelli indica anche ulteriori linee per il cambiamento, partendo dal principio che le cure primarie costituiscono il motore del Ssn: innanzitutto ai medici di famiglia deve essere concessa la possibilità di prescrivere i farmaci innovativi, finora negata. Vanno aumentati gli investimenti in conto capitale in attrezzature e tecnologie mediche. Deve essere modernizzato il sistema di formazione della medicina del territorio, ancor oggi burocratico e limitato all’insegnamento in aula.


Gatto

Gilda Giusti

Redazione Firenze Post

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