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Immigrazione: dopo la rivolta i sindaci portano proposte concrete al premier Conte

ROMA – Noi ottomila sindaci sull’immigrazione abbiamo sensibilità diverse, ma abbiamo trovato una linea comune e lunedì a Conte farò alcune proposte concrete per migliorare il decreto sicurezza: lo ha riferito Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, a ‘Si Può Fare’ su Radio 24 parlando dell”incontro di domani con il  presidente del consiglio Conte. Un caffè insieme? Io porto la bustina della camomilla per tutti – ha spiegato – perché se ci tranquillizziamo tutti si favorisce il reciproco rispetto tra le istituzioni e ci permette di trovare quelle soluzioni di cui i cittadini non possono che giovarsene. Io per esempio sono il sindaco di Bari, città di San Nicola, città dell’accoglienza che 25 anni fa accolse migliaia di albanesi, per cui la mia posizione personale sull’immigrazione è diversa da quella di altri. Come presidente dell”Anci abbiamo cercato una posizione comune.
Sulle richieste che l”Anci farà a Conte, Decaro spiega a Radio 24: “Abbiamo posto 3 questioni che riguardano: l”iscrizione all”anagrafe dei richiedenti asilo presenti sul territorio per cui, se non possono avere la residenza ma solo il domicilio, noi sindaci chiediamo di essere informati sulla loro presenza nei centri. Poi chiediamo una situazione omogenea per la presa in carico sanitaria dei richiedenti asilo senza
intasare i pronto soccorso. Infine il tema dei soggetti vulnerabili che non ottengono il permesso di soggiorno e vengono espulsi dai centri di accoglienza senza essere rimpatriati, a cui pensiamo di dover fornire assistenza anche se non ottengono il permesso di soggiorno».

Su questo punto Decaro è molto chiaro: «se una persona ha una malattia o una forma di disagio psichico ed esce da un centro di accoglienza e resta nella mia città io a quella persona devo dare un”assistenza. Anche se si tratta di una donna incinta per esempio».

In effetti i sindaci non chiedono di cambiare il decreto, ma d’interpretarlo con buon senso. Il ministro Salvini ha già risposto da Milano: «Se qualcuno fatica a capire, lo aiuteremo: quel testo non si cambia di mezza virgola». ma in effetti sembra che i sindaci non vogliano cambiare virgole o frasi, chiedono solo una migliore interpretazione del decreto, che il ministero ha in gran parte già dato, ma forse il ministro non se n’è accorto.

Sono proposte misurate e intelligenti, in linea più o meno con quello che è stato indicato dal Ministero dell’interno sul sito apposito e che forse nessuno aveva letto. Se certe questioni si lasciassero trattare alle amministrazioni e non alla politica si eviterebbero scontri e eccessi dannosi per tutti, ma in primis per le stesse istituzioni.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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