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Milano: il Procuratore Generale, l’arresto reso possibile dalla collaborazione fra polizie e dalla svolta politica in Brasile

Milano palazzo di giustizia

MILANO – L’arresto di Cesare Battisti in Bolivia è arrivato anche come conseguenza della svolta a livello politico in Brasile, ma soprattutto grazie alla collaborazione di polizia a livello internazionale. Lo hanno spiegato il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso e il sostituto pg Antonio Lamanna. Alfonso ha precisato che siamo soddisfatti dal punti di vista del lavoro svolto. I due magistrati hanno anche precisato che Battisti rientra nei casi previsti dall’articolo 4 bis dell”ordinamento penitenziario, ossia quello che regola il divieto di concessione dei benefici e l’accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti, tra cui rientrano appunto gli omicidi con finalità terroristiche.  Per ora, stando a quanto chiarito dalla Procura generale, Battisti rientra nei casi di ergastolo ostativo, ossia il carcere a vita senza benefici. Condizione che potrebbe mutare nel corso dell’espiazione pena ma solo in casi limitati e, come
si legge nelle norme, ad esempio, solo nei casi in cui tali detenuti e internati collaborano con la giustizia.

Il Procuratore generale ha anche spiegato che per arrivare alla cattura del terrorista è stata utilizzata una tecnologia molto avanzata per
seguire la scia dei suoi collegamenti internet e la sua localizzazione. Alfonso ha chiarito, poi, che sulla rete di soggetti che potrebbero aver favorito la latitanza di Battisti ci saranno ulteriori indagini, anche sulla base dell”attività d”indagine svolta dalla Digos milanese, in collaborazione con la polizia boliviana, in queste settimane. Di queste indagini, ha precisato, non se ne occuperà la Procura generale, ma la Procura. Alfonso ha anche sottolineato il gioco di squadra tra organi di polizia, anche internazionali, che ha portato all’arresto e il ruolo importante della Digos di Milano. A chi gli ha chiesto cosa ha provato ad arrivare all’arresto di Battisti, Alfonso ha risposto: «Ciò che si prova a livello umano viene dopo il rispetto di quello che la legge impone, ognuno si tiene poi le proprie riflessioni, siamo soddisfatti dal punto divista del lavoro».

La Procura generale di Milano ha mostrato, in quest’occasione, estrema professionalità nel coordinare l’attività investigativa, e ha voluto sottolineare, come merita, il grande lavoro degli investigatori e delle polizie, che per anni hanno seguito le tracce del terrorista, permettendo questa positiva conclusione di una vicenda, della quale restano ancora molti punti oscuri. Mettendo per una volta in secondo piano il clamore e le esultanze dei politici di una parte e dell’altra.

Dalle parole di Alfonso si comprende come si dovesse attendere che dalle due parti coinvolte ci fossero governi di destra per far cadere la rete di protezioni che ha impedito per quasi 40 anni la cattura non solo di Battisti, ma anche di altri (almeno) 50 terroristi riparati all’estero e coccolati dall’internazionale delle sinistre. Anche di questa precisazione dobbiamo essere grati al Procuratore Generale, visto che quanto ha affermato non farà certo piacere alle sinistre nostrane e internazionali.

 


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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