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Magistratura indipendente si dissocia dall’Anm, il ministro Salvini non ha delegittimato i magistrati

ROMA – Salvini, con la sua visita all’imprenditore incarcerato perché aveva sparato al ladro, ha spaccato la magistratura. Dopo la reazione furiosa e minacciosa dell’Associazione nazionale mgistrati che accusava il ministro di delegittimare la magistratura, si scopre che quel comunicato e quella condanna era stata approvata soltanto dalla quota, una risicata maggioranza, della corrente di sinistra presente nell’Associazione, che aveva adottato una decisione palesemente politica.

Reagisce la fazione moderata delle toghe, Magistratura Indipendente, che precisa: «Con riferimento al comunicato della Giunta esecutiva centrale dell’Anm emesso ieri, ci vediamo costretti a segnalare che tale documento è stato deliberato a stretta maggioranza, ovvero con un solo voto di scarto, quello del presidente dell’associazione. Il nostro voto contrario, di cui non si è voluto dare formalmente atto (così come non è stata accolta la nostra richiesta di discutere della questione in una riunione di giunta piuttosto che in una limitante chat), è fondato sul fatto che le dichiarazioni del ministro dell”Interno, rese dopo la visita in carcere all”imprenditore di Piacenza Angelo Peveri, in nessuna parte ci sono apparse lesive dell”operato dei magistrati, che hanno agito sulla base delle leggi attualmente vigenti».

Queste le frasi della nota dei componenti di Magistratura Indipendente del Comitato Direttivo Centrale dell’Anm, tra i quali il vicepresidente dell’Anm Giancarlo Dominijanni. «Se la politica vuole legiferare in materia di legittima difesa – prosegue la nota di Magistratura Indipendente – i magistrati possono formulare considerazioni tecniche ma devono astenersi dall’emettere comunicati che l’opinione pubblica rischia di interpretare in chiave politica. Risulta che il Ministro, peraltro autore in passato di inaccettabili dichiarazioni contro la magistratura, abbia dichiarato l’intenzione di sollecitare un provvedimento di grazia. Circostanza che, al netto dei tecnicismi sui soggetti legittimati, vieppiù esclude ingerenze sull’operato della magistratura. Riteniamo – aggiunge ancora Mi – che l’attivitàdella Giunta non possa essere ridotta a quella di un organo che manifesta dissenso inseguendo le dichiarazioni politiche che si susseguono con una cadenza pressoché quotidiana. Difendere le prerogative della magistratura non deve mai trasmodare in prese di posizioni politiche. Non siamo interessati ad un clima di perenne scontro, giacché le critiche rischiano di essere percepite solo come iniziative contro o a favore di questa o quella parte politica. Siamo di fronte ad una strategia interna che intende elevare il livello di tensione, e non crediamo che ciò vada nella direzione della tutela dei compiti assegnati ai magistrati. Occorre uscire da un simile corto circuito mediatico eculturale e veicolare piuttosto ai cittadini le gravi difficoltà nelle quali i magistrati sono chiamati ogni giorno a operare. Le polemiche ci allontanano dalla ricerca di soluzioni ai veri problemi strutturali che affliggono il Paese. Riteniamo inaccettabile che non si sia voluto prendere atto e dare conto della divergenza, così come è stato ancor più inaccettabile rifiutare di attendere la riunione già fissata per il giorno 26 febbraio, in cui potersi confrontare in modo più ragionato, pacato e costruttivo», rileva ancora la nota di Mi. «E’ molto grave che sia stato censurato il carattere collegiale della Giunta, un valore che andrebbe, invece, sempre preservato, perché dal confronto dialettico, autentico, non urgente, a volte possono prendere forma le decisioni migliori»,conclude la nota.

Una nota esemplare che mostra le contraddizioni e le divisioni politiche del mondo della magistratura, evidenziando come le cosiddette toghe rosse, che probabilmente stanno perdendo quote di potere all’interno dell’Associazione, stiano facendo di tutto per conservare la primazia.

 


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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