Skip to main content

Pensioni, perequazione: una nuova battaglia giudiziaria contro il blocco della perequazione e i tagli

Il sito Rimborsopensioni.it viene indica nuovamente la strada ai pensionati colpiti dal nuovo blocco della rivalutazione, confermato anche dal governo gialloverde, blocco che ormai dura da 10 anni. Misure che dovevano essere d’urgenza come quelle del blocco perequativo o dei tagli alle pensioni si sono trasformate in misura strutturale. L’effetto trascinamento  del blocco della rivalutazione inoltre, se non rimosso, non interessa solo le annualità in cui effettivamente opera il congelamento, ma si trascina in modo strutturale in tutti gli anni successivi.

E’  però possibile, anzi doveroso, ricorrere nuovamente. La lotta per la rivalutazione delle pensioni è iniziata nel 2015 contro la prima iniziativa del Governo autodefinitosi SalvaItalia di Monti e dei suoi professori, che molti guasti ha prodotto in materia pensionistica (ricordiamo gli esodati). La sentenza della Corte Costituzionale n. 250 del 01/12/2017, ha dichiarato la legittimità dell’art. 25 comma 25 del d.l. 65/2015  e ha nella sostanza annullato gli effetti delle sentenza della Corte Costituzionale n. 70/2015,  che a sua volta aveva dichiarato illegittima la sospensione della rivalutazione dei trattamenti pensionistici per gli anni 2012 e 2013 ad opera del governo Monti- Fornero.

Di fronte a tale situazione è possibile ricorrere e chiedere l’intero importo della rivalutazione per gli anni dal 1 gennaio 2019 al 1 gennaio 2021 e sino alla data di effettivo rimborso e con ogni ulteriore accessorio di legge. Molte associazioni di consumatori stanno affilando le armi e la questione dovrà essere nuovamente risolta dalla Corte Costituzionale che questa volta si spera prenderà atto del fatto che la misura che ormai è decennale è strutturale e non può più definirsi temporanea. Come noto la procedura prevede che il ricorso venga depositato al Giudice del Lavoro per i pensionati provenienti dal settore privato e alla Corte dei Conti per i pensionati provenienti dal settore pubblico.

Resta in ultima analisi poi il ricorso alla Cedu, ma solo dopo aver percorso le vie giudiziarie nazionali. il primo requisito indispensabile per presentare il ricorso a Strasburgo è proprio l’esperimento delle vie legali interne all’ordinamento italiano.

Afferma infatti il sito citato che nel nostro ordinamento laddove si contesta la  conformità a Costituzione di una norma, l’unico rimedio possibile è quello del giudizio incidentale di legittimità costituzionale, che, come è noto, è possibile solo attraverso l’ instaurazione di un procedimento davanti al giudice nazionale (Tribunale del Lavoro o Corti dei Conti per quanto riguarda la materia previdenziale), unico soggetto giurisdizionale  che può , convincendosi della illegittimità della norma,  rimettere la questione di legittimità  al giudizio della Corte.

Non è previsto infatti  nell’ordinamento italiano l’accesso diretto del cittadino alla giurisdizione della Corte Costituzionale, ma lo è appunto solo mediato dalla scelta filtro del giudice ordinario. Solo dopo che la Corte Costituzionale si sarà espressa sarà possibile adire in seconda istanza la Corte Europea dei diritti dell’ Uomo.

Questo è quanto ci attende, cari colleghi pensionati, prepariamoci a un’altra battaglia contro i governi che ci tartassano, convinti che sarà una battaglia lunga, ma con possibilità di successo.

pensioni, perequazione, ricorsi


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741