Commissione Ue: La Libia è Paese sicuro per i migranti. Ma dopo due giorni fa marcia indietro

In tema d’immigrazione da tempo immemorabile la Commissione Juncker ha dato prova di pressappochismo, incapacità e velleitarismo. Adesso, sul temo della sicurezza in Libia, è giunta addirittura al punto di smentire se stessa.
Infatti, se da una parte riconosce alla Libia la legittimità dell’area Sar, ovvero di salvataggio in mare, dall’altra contesta il suo stesso parere. Il 18 marzo in una lettera inviata dal direttore generale per le Migrazioni e gli Affari interni della Commissione, Paraskevi Michou, al direttore dell’Agenzia Frontex, Fabrice Leggeri, si sottolineva quanti migranti siano stati salvati e ricondotti a terra dalla Guardia costiera di Tripoli. Da qui, la logica deduzione che si tratti di porti sicuri, che ha fatto dire al ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Gli interventi di soccorso dei libici hanno piena legittimità», anche perché – ha aggiunto – «la presenza dell’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, garantisce il rispetto dei diritti degli immigrati e salvataggi più rapidi». Sulla base di questo presupposto il leader leghista ha anche aggiornato la Direttiva sulla sorveglianza delle frontiere marittime e per il contrasto dell’immigrazione illegale. Un provvedimento, sottolineavano al Viminale, preso proprio alla luce del parere «della Commissione Europea, secondo cui la Libia può e deve soccorrere gli immigrati in mare».
Ma dopo qualche giorno, colpo di scena, retromarcia dei burocrati e polityici Ue, alla difesa del politicamente corretto, secondo le sinistre. Nonostante il tenore inequivoco della lettera inviata a Leggeri, dalla Commissione e dall’Oim arrivano smentite: «Per quello che riguarda gli sbarchi – ha spiegato una portavoce Ue – si applica il diritto internazionale e la Commissione ha sempre detto che al momento in Libia non ci sono le condizioni di sicurezza».
Nella polemica ovviamente, intervengono le Ong, contro la Libia e a difesa del loro operato: «Respingere in Libia le persone soccorse viola le Convenzioni internazionali e le Direttive europee, ed è un grave atto illegale», hanno dichiarato da più parti. Salvini, però, li invita a leggere con più attenzione il documento. «I portavoce della Commissione europea e quanti polemizzano nelle ultime ore – afferma – dovrebbero rileggere quanto scritto dalla Commissione europea che ha riconosciuto la legittimità ad operare della Guardia costiera libica, sottolineando che la maggior parte delle persone recuperate è stata riaccompagnata nei porti dove svolge la propria attività l’Oim. Anche se l’Oim puntualizza: «Il paese nordafricano resta molto pericoloso e non è un porto sicuro, perché dopo lo sbarco i migranti sono spesso trasferiti in centri di detenzione gestiti dal governo sui quali l’Oim non ha autorità».
Il documento inviato a Frontex dalla Commissione contiene anche un altro passaggio interessante, ed è quello in cui considera la Tunisia e l’Egitto alla stregua di Italia e Malta nelle operazioni di soccorso e di accoglienza. E il dato va a favore dell’Italia che più volte ha cercato di indicare i porti tunisini come più vicini per uno sbarco. Tutto questo mentre il Consiglio Ue ha prorogato fino al 30 settembre l’operazione Sophia, anche se senza navi. «I paesi membri comunque – ha sottolineato lo stesso Consiglio – continueranno a lavorare a una soluzione del problema degli sbarchi».
La confusione dunque regna sovrana e di questo approfittano da un lato i trafficanti di uomini per continuare le loro lucrose attività, dall’altro le navi Ong per continuare le loro scorrerie nel Mar Mediterraneo, alla ricerca di migranti pretesi naufraghi da salvare e da trasferire solo in Italia, da loro considerato l’unico porto sicuro. E i migranti che si trovano in mare giungono perfino a dirottare e sequestrare un mercantile, costringendolo a far rotta verso Malta.
