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Pasqua: omelia del cardinal Betori, una riflessione sull’Infinito di Leopardi

Giuseppe Betori 604x401

FIRENZE – «L’infinito», una delle poesie più famose di Giacomo Leopardi letta all’inizio dell’omelia da un
giovane, ha guidato la riflessione pasquale dell’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori che, proprio prendendo in prestito il limite dell”uomo, che quella siepe misura, ha ricordato che i giorni dell’uomo «sono fatti di cose, di persone, di relazioni, esperienze che, se vissute a prescindere dall’altro polo, quello dell”infinito, si finisce per considerarle solo in termini di possibilità, di efficienza, di utilità, di profitto».
L’arcivescovo, che ha spiegato di non volersi addentrare nell’interpretazione del testo, ha collegato questi giorni
alla «poca considerazione per la vita nella sua fragilità, in specie al suo inizio e al suo termine naturale, che l’uomo
mette nel quotidiano». Lo stesso dove prevale «la preoccupazione per la salvaguardia di sé, persona, gruppo di interesse, perfino etnia e nazionalità – ha proseguito Betori -, quasi che la dignità che è di ogni persona umana non basti a giustificare il prendersene cura, in ogni caso, senza distinzioni. Ma anche la disattenzione con cui ci poniamo nei riguardi dell”ambiente, quasi che esso possa esistere a prescindere da noi, senza una responsabilità verso il futuro e, nel presente, verso i più deboli, l”egoismo che ci domina quando mettiamo a tacere le voci dei tanti che soffrono per le guerre, per condizioni di vita inumane, per privazione di diritti e di libertà», ha detto.
Poi un accenno alla solitudine degli anziani, alla malattia di uomini e donne che hanno dato tanto nella loro vita
e non hanno più nessuno a cui appoggiarsi, senza dimenticare «la sempre più netta linea di demarcazione che poniamo tra i nostri interessi e quelli della comunità, il venir meno dell”impegno per il bene comune», ha concluso Betori, citando un poeta contemporaneo, Davide Rondoni, perchè abbiamo bisogno di «un cuore colmo d’amore per ascoltare l’esile silenzio con cui Dio su manifesta e ci rivela come l’infinito che finora ci ha interrogato: La risurrezione come un movimento già iniziato nelle cose».

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