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Non solo Roma, i debiti dei comuni maggiori (39 miliardi) ci affossano. Il caso virtuoso di Siena

Una montagna di 39 miliardi di euro costituisce l’ammontare complessivo dell’esposizione finanziaria dei municipi, 12 dei quali riguardano le città maggiori, ovvero i capoluoghi delle città metropolitane. Ai 39 miliardi vanno poi aggiunti i 12 miliardi del debito pregresso del Comune di Roma sotto la gestione del Commissario.  «Bene trovare una soluzione per Roma – dice il presidente dell’Associazione nazionale Comuni italiani, e sindaco di Bari, Antonio Decaro – ma serve una ristrutturazione del debito per tutti i municipi del Paese che pagano interessi ormai insostenibili. Intervenga lo Stato, come ha fatto per le Regioni».

I numeri del tracollo sono impietosi: secondo la Corte dei conti tra il 1989 e il 2017 circa 800 Comuni (dunque il 10% del totale) hanno rischiato la bancarotta, mentre i dati elaborati dall’Università Ca’ Foscari indicano in 97 gli enti locali che tra il 2014 e il 2017 hanno approvato delibere di dissesto finanziario non essendo in grado di assolvere alle «funzioni e ai servizi indispensabili» o a far fronte ai creditori. E’ significativo in proposito consultare l’indice di sostenibilità dei debiti finanziari riferito ai Comuni capoluogo nelle 14 città metropolitane, quell’indice cioé che  misura il rapporto percentuale fra la spesa per interessi più l’estinzione anticipata del debito da un lato e, dall’altro, il gettito dei tributi, dei trasferimenti e delle tariffe.

Ebbene, la graduatoria del rischio è guidata da Torino, con un indice del 19,02%, seguita da Genova (13,94%), Napoli (12,41%), Reggio Calabria (12,34%) e via via tutte le altre dieci, con Cagliari la più tranquilla (0,90%) preceduta da Roma (1,48%). Ma quest’ultimo caso è solo un’illusione ottica, perché l’indice è calcolato su 1,034 miliardi di debito nuovo, senza contare i 12 del pregresso in capo al Commissario. Firenze si situa a metà classifica, al 7° posto su 14, con indice pari a 8,05, un totale del debito pari a 487,1 milioni, un costo annuale (capitale + interessi) di 47,2 milioni.

Ma ci sono città dove il debito cala, a Venezia e Milano, per esempio. Nella città lagunare al 31 dicembre scorso il debito ammontava a 243 milioni, ma quattro anni fa ammontava a 307. A Milano l’assessore Tasca ha fatto sapere che se la riduzione in atto dovesse essere riconfermata fino al 2021, si potrebbe ridurre il debito di quasi un miliardo di euro. Anche altre città come Torino, Riccione, Perugia e Siena stanno migliorando. Torino, che rimane la città tra le più indebitate, ha registrato un calo, fra il 2016 e il 2017, fino a tre miliardi di euro. E per tornare in Toscana, a Siena, leggendo il consuntivo 2018, il debito scende sotto i 58 milioni, il dato più basso da oltre vent’anni che permette investimenti strategici senza ricorrere a finanziamenti esterni. In più fanno sapere: la liquidità sui conti è altissima, la tempestività di pagamento dei fornitori migliora e i fondi rischi, cioè quelli per mancato pagamento di tasse o sanzioni, sono arrivati a 37 milioni. La situazione del Monte dei Paschi non sembra incidere più di tanto.

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