Conte: se decido per le dimissioni, Siri dovrà scollarsi dalla poltrona

ROMA – «La fiducia, è questo il tema. Soprattutto in base a questo deciderò. Parlo della fiducia del premier verso il suo sottosegretario. E dei cittadini verso le istituzioni. Se la mia determinazione andrà nella direzione delle dimissioni, troverò il modo di scollarlo dalla poltrona».
Lo afferma – in un colloquio con Corriere della Sera, Repubblica e Stampa – il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in merito al caso del sottosegretario leghista Armando Siri.
«Si possono avere vari giudizi di questo governo, ma non ci sarebbe stato il 4 marzo se non ci fosse stata una frattura tra le élite politiche e il popolo, se i cittadini non avessero perso la fiducia verso le istituzioni. In questo contesto deve
essere inserito anche il mio ruolo sul caso Siri», spiega Conte. «Delle carte ho visto poco, solo qualcosa. Vedrò cosa mi verrà portato, ascolterò le spiegazioni che mi verranno fornite. Certamente lo sfondo della mafia è un elemento di cui terrò conto. In passato c”è stato qualcuno che ha chiesto le dimissioni via telefono. Io, qualunque decisione prenderò, voglio prima guardarlo negli occhi. Con Siri ci parlerò, chiederò delle spiegazioni, le pretenderò anzi e poi sarà assunta una decisione. Il mio è un percorso molto lineare – prosegue – e credo che i cittadini lo comprendano. Spiegherò il come e il perché della mia decisione, assumendomene tutta la responsabilità. Non venga però fraintesa la mia posizione: non sono un giudice, da avvocato conosco il diritto e il principio della presunzione di innocenza».
Per il premier «è comprensibile che Salvini difenda Siri, e anche la posizione di Di Maio è fisiologica, così come è
fisiologico che in queste settimane si alzino i toni della voce per farsi sentire di più dagli elettori. Meno male che questa – osserva – è l”ultima campagna elettorale. Dopo il 26 maggio il clima deve cambiare. Cambierà per forza».
Nei colloqui Conte difende il suo ruolo: «Che non sia di secondo piano lo provano i 45 articoli del decreto crescita che ho approvato per il popolo italiano e le imprese. Ma a voi interessa solo cosa ha detto Salvini, cosa ha detto Di Maio, e io non posso stare dietro alle polemiche quotidiane di Lega e M5S, ho un altro ruolo e non partecipo alla competizione elettorale. Questo è un governo che sta governando. Lavoriamo come matti. Ritengo che le nostre misure, a partire dai decreti sulla crescita e sui cantieri, porteranno effetti certi sul Pil nel secondo semestre. Se un giorno mi rendessi conto che non stiamo più lavorando e realizzando le cose che avevamo promesso – conclude – sarei io il primo a trarne le conseguenze».
