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Il tribunale di Firenze a Novoli

Migranti: tribunale di Firenze di nuovo contro Salvini, sentenza conferma disapplicazione decreto

Il tribunale di Firenze

FIRENZE – Dopo le sentenze di tribunali e Cassazione sull’irretroattività delle norme che restringono i permessi umanitari ai migranti, il decreto sicurezza subisce un altro colpo dalla magistratura favorevole ai migranti, soprattutto a Firenze e Bologna.

La vicenda riguarda il signor Faaqid, richiedente asilo a cui il Comune di Scandicci aveva negato la residenza. In seguito al suo ricorso, in via cautelare il 18 marzo il tribunale di Firenze aveva disposto «l’immediata iscrizione nel registro anagrafico» in forza di una «interpretazione costituzionalmente orientata» del decreto sicurezza. Così, successivamente, anche i tribunali di Genova e Bologna.

Il ricorso del Viminale contro ilprovvedimento era stato depositato il 12 aprile. Il ministero invocava la subordinazione del sindaco come ufficiale di stato civile e rivendicava l’interpretazione autentica del decreto sicurezza in materia di anagrafe. Il tribunale però ha deciso diversamente: «uno stato di diritto è caratterizzato da un complesso e articolato meccanismo di bilanciamento tra poteri», quindi il sindaco non obbedisce al Viminale e il tribunale interpreta le leggi secondo Costituzione e diritto Ue. Quando «il sindaco agisce come Ufficiale del Governo» in materia anagrafica è «l’unico soggetto individuato dalla legge a svolgere quel compito» mentre al Ministero spettano i poteri di vigilanza, indirizzo e, in caso di inerzia, di sostituzione. Il Ministero, comunque, avrebbe avuto il diritto a impugnare il provvedimento se avesse partecipato, volontariamente, al primo grado. Ma il Viminale, nel caso del somalo, non ha partecipato. Quindi ora non è legittimato a proporre reclamo. Il Comune di Scandicci, che avrebbe potuto, non ha invece proposto reclamo. «Una decisione corretta — scrive il Tribunale — di fronte a un’interpretazione giurisdizionale che consente di non porsi in contrasto con la Costituzione».

Il Viminale è stato condannato anche a pagare le spese processuali. Quanto al signor Faaqid, nel frattempo ha ottenuto anche il permesso umanitario per vivere – e risiedere – in Italia.

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