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Direzione PD: Zingaretti riesce a conservare l’unità del partito. Frizioni con Calenda

ROMA – La più critica resta l’area Giachetti anche se, via Luciano Nobili, si dice pronta a “dare una mano”. In Base Riformista si distingue per i toni un po’ più forti Andrea Marcucci da Lorenzo Guerini, che si è speso per una riunione senza strappi. Forse è stato l’intervento di Alessia Morani quello più duro con la richiesta di un chiarimento a Nicola Zingaretti sul caso Luca Lotti e un attacco, non velato, a Luigi Zanda e Paolo Gentiloni. La dialettica della Direzione di oggi del Pd, alla fine, si riassume in queste poche righe.

Certo, è stata affrontata la questione della segreteria con Andrea Giorgis alle Riforme dopo che dichiarò il suo No al referendum e di Maria Luisa Gnecchi che fu tra i parlamentari più critici contro il Jobs Act nella scorsa legislatura. Ivan Scalfarotto, poi, ha spinto sulla vocazione maggioritaria. “Zingaretti annuncia una conferenza operaia ma la vocazione maggioritaria vuole dire saper parlare a tutti, non solo a una parte”.

Detto questo, l’aria di strappo non si sarebbe affatto annusata oggi. Anzi. E dalle parti di Zingaretti fanno sapere che il segretario è “soddisfatto” della riunione, che c’è stato “un dibattito vero e rivolto al futuro”. Insomma, la lettura è che dal tenore degli interventi “tutto è andato molto meglio di come ci si poteva aspettare dalle premesse”. Forse, si ragiona, “l’eventualità di andare al voto, compatta”. Semmai, con un certo stupore anche dei presenti, se c’è
stato un fuoco di fila è stato rivolto a unico bersaglio: Carlo Calenda. Le critiche più o meno esplicite all’ex-ministro hanno attraversato tutte le anime dem con uno scambio, piuttosto piccato, tra lo stesso Calenda e Goffredo Bettini via social.

Zingaretti, insomma, incassa una Direzione senza eccessi di distinguo e a ritrovare una “linea unitaria”, a rischio negli ultimi giorni per le polemiche sulla nuova segreteria e sul caso Lotti. Il Pd non può ridursi a un “club di intellettuali”, dice il segretario, impegnato in un “dibattito astratto nel gruppo dirigente”, mentre “il sentimento diffuso della nostra gente chiede di combattere”.

L’azione del Pd, è il cuore del messaggio di Zingaretti, deve concentrarsi “tutta all’esterno”, contro un governo che sta
“determinando una situazione di pericolo, scassando i conti e preparando il collasso economico”. E si deve concentrare  soprattutto contro Salvini, “il dominus” nel governo. E per “combattere le sue battaglie”, però, al Pd serve un “clima di fiducia e una azione comune”, ha aggiunto il segretario. Una appello che, pur con qualche
sfumatura, è stato accolto dalle minoranze.

Con franchezza, Zingaretti ha chiuso la questione segreteria: “Non esistevano le condizioni politiche per un pieno coinvolgimento nella gestione esecutiva del partito”. Ma, ha anche aggiunto rivolgendosi alle aree interne, “ora ci saranno i Forum, i Dipartimenti, le iniziative” e su questo “dobbiamo trovare il modo per confrontarci e lavorare: nessun accordo sotto banco ma un invito a tutti a metterci in cammino e combattere”. Sul ‘caos Procure’, il segretario ha ringraziato Luca Lotti per la scelta di autosospendersi, sottolineando con forza che “la politica può interloquire ma non può interferire con il funzionamento del Csm”.

Tracciato il perimetro delle responsabilità e indicato (a tutto il partito) il terreno su cui impegnarsi (“apriamo un grande confronto con gli italiani”, anche con “un grande meeting che terremo a Bologna dopo l’estate”), il segretario non ha negato un strizzata d’occhio alle minoranze: “Rafforziamo l’idea di una grande forza popolare a vocazione maggioritaria e, alle amministrative, perno di alleanze che ci permettono di competere e vincere”. E nelle conclusioni sottolinea: “Il confronto di oggi, ricco e con differenze e approcci diversi, è un risultato di metodo da valorizzare
per affrontare i nodi che abbiamo davanti. Scommettiamo su questo metodo per il futuro”. Chi invece non esce benissimo dalla Direzione di oggi è Calenda. Da Nobili a Guerini, passando per Gianni Cuperlo, fino a Bettini. Tante le critiche, trasversali, all’ex-ministro. Guerini gli ricorda che “gran parte dei suoi voti sono del Pd”. E Cuperlo parlando, con ironia, delle “rare interviste” di Calenda, sottolinea: “Non si può fare una scissione ‘in franchising'”.

E poi lo scambio con Bettini. Tutto parte da un tweet di Patrizia Prestipino che dalla Direzione dem riporta delle parole che avrebbe pronunciato Bettini: “A me Calenda mi fa venire il mal di testa solo a vederlo. Sta di qua, sta di là? Basta che si decida”. E via social arriva subito la replica dell’ex-ministro: “Sarà per quello (il mal di testa) che scrive discorsi tra il nulla pneumatico, il ‘ma anche’ cosmico e la sintassi bulgara. Liberando Zingaretti dai discorsi di
Bettini, faremmo già un passo avanti significativo”. Ribatte allora Bettini: “Peccato che Calenda risponda inviperito e sul piano personale ad una bonaria e scherzosa considerazione prettamente politica. Peraltro, senza neppure averla ascoltata”. E chiude: “Non gli rispondo nel merito sulle sue offese, anche perché non voglio rovinare il clima unitario che la direzione (in sua assenza) è riuscita a costruire oggi”.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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