
Calenda: il Pd è finito, Renzi non parla più con nessuno
ROMA – Il Pd e’ finito. Lo ammette Carlo Calenda ai microfoni di Circo Massimo, su Radio Capital. «Cosi’ com’e’ e’ finito sicuramente. Dopodiche’ puo’ decidere di andare oltre se stesso, rilanciarsi, ricostruirsi in qualcosa di diverso», ragiona l’europarlamentare, che poi delimita i confini della scissione nel partito: “Ci sono due Pd: uno ha i gruppi parlamentari e un altro ha il partito. Nell’ultima Direzione ho proposto di creare una segreteria politica in cui la gente si guarda in faccia e prende una decisione comune. I primi a non volerlo sono stati i renziani. Renzi non si siede con nessuno, non prende la telefonata di nessuno e non discute con nessuno. Questa e’ la verita’”, attacca
l’ex ministro. “La scissione nel Pd gia’ c’e’. Ormai e’ un dato di fatto. Renzi ha fatto un’intervista, non solo facendo zompare per aria il Pd ma anche facendola diventare argomento di conversazione al posto della crisi di governo. Il tutto senza fare una telefonata a nessuno. E questo aveva detto che avrebbe fatto il senatore semplice e che non avrebbe parlato per due anni… pensa se parlava”.
Il governo istituzionale proposto da Renzi, che vedrebbe insieme tra gli altri i parlamentari dem e i 5 stelle, secondo Calenda “rischia di farsi, perche’ l’impulso all’autopreservazione del ceto politico e’ gigantesco. E l’ex premier ha bisogno di piu’ tempo per fare il suo partito. Ma cosi’ offriremo un’occasione gigantesca a Salvini”.
L’ideatore di Siamo Europei, pero’, non si arrende: “Non vuol dire che non si lottera’ fino alla fine. Io cerchero’ di costuire un fronte repubblicano, come sto dicendo da mesi, ma insieme al Pd. Si puo’ anestetizzare questa ferita solo
rilanciando un grande progetto politico che al momento anche Zingaretti mi sembra non stia lanciando. Se vuole fare il segretario del Pd e non l’amministratore straordinario della liquidazione”, consiglia Calenda, “deve rilanciare facendo un grande progetto che coinvolga e vada oltre il Pd. Se avra’ il coraggio di farlo, esistera’ qualcosa che non sara’ il Pd come lo conosciamo oggi. Se non lo fara’, il Pd scendera’ al 15% e poi ci sara’ una sinistra frammentata. E questo significhera’ consegnare l’Italia a Salvini. Mi battero’ contro questa prospettiva. Magari saro’ solo come un pirla…”. L’ex ministro vede una sola via maestra: “Il confronto democratico con le elezioni. E la costruzione del fronte democratico e repubblicano. Abbiamo una battaglia da fare contro chi ci vuole portare fuori dall’Europa, e
questa battaglia si fa a viso aperto, non facendo accrocchietti per qualche mese”.
