Contratto dei dipendenti pubblici, si cercano i soldi, ma il piatto piange
Come accade inevitabilmente a ogni rinnovo di contratti di varie categorie, ma in particolare per il pubblico impiego, il Governo è sempre alla ricerca di nuovi fondi per finanziare i (magri) aumenti concessi, ma che moltiplicati per l’esercito dei dipendenti pubblici corrispondono a cifre molto consistenti.
A regime, ossia entro il 2021, i soldi a disposizione per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici saranno di 3,175 miliardi di euro. Si tratta di 1,4 miliardi in più degli 1,775 miliardi già stanziati dal governo precedente per il contratto del 2019-2021: 224 milioni nel 2020 e 1,2 miliardi nel 2021. Ma quale sarà l’aumento pro-capite?
Se tutti i 3,175 miliardi di euro fossero destinati agli aumenti, i tre milioni di statali otterrebbero, in media, circa 90 euro lordi, ma per l’anno prossimo nella manovra ci saranno solo 224 milioni in più, una media di 90 euro mensili. Cinque euro meglio dell’ultimo rinnovo, quello del contratto 2016-2018 firmato quando a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi, e che aveva garantito incrementi medi di 85 euro.
In realtà i 3,175 miliardi di euro, potrebbero comportare aumenti molto più bassi, di circa 50 euro lordi mensili, perché la cifra messa a disposizione del governo per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, racchiude al suo interno anche un’altra voce. Si tratta dei circa 540 milioni di euro per stabilizzare il cosiddetto «elemento perequativo», un bonus extra di una ventina di euro che il precedente contratto aveva garantito alle fasce più basse di reddito tra gli statali, finanziandolo però solo a tempo.
Il primo a lanciare l’allarme è stato il segretario generale della Cisl Funzione Pubblica, Maurizio Petriccioli. «Se non saranno aumentate le risorse a disposizione», ha detto Petriccioli, «lo riterremo un disimpegno sia nei confronti dei dipendenti, a cui è stata promessa valorizzazione e crescita professionale, sia nei confronti dei cittadini che meritano di avere servizi efficienti e di qualità».
«Pur apprezzando la disponibilità e il metodo del confronto costante con le parti sociali, non è stata data alcuna risposta sui nodi principali che da sempre la Uil-Fpl ha posto al centro del tavolo delle trattative con il governo», ha spiegato Michelangelo Librandi, segretario generale della Uil Fp. «I dipendenti pubblici, ha aggiunto, hanno aspettato 8 anni prima di firmare, l’anno scorso, un contratto “ponte”, che prevede la valorizzazione delle professionalità dei lavoratori, attraverso un nuovo sistema di classificazione del personale, che necessita di risorse aggiuntive oltre a quelle previste per il rinnovo contrattuale del triennio 2019-2021».
Secondo la Cgil «servirebbero adeguate risorse: c’è bisogno – si legge in una nota – di maggiori investimenti complessivi, alla voce salari e innovazione». Massimo Battaglia, segretario vicario della Confsal, ha definito l’incontro «deludente». «Ci aspettavamo l’indicazione delle risorse aggiuntive per i rinnovi dei contratti, un piano di assunzioni e stabilizzazioni dei precari», ha detto Battaglia, «ma al momento solo l’istituzione di tavoli tecnici, se nei prossimi giorni non ci saranno interventi risolutivi, Confsal sarà in piazza con i lavoratori».
Si annuncia dunque un possibile autunno caldo anche nel settore del pubblico impiego, un ulteriore problema di cui il governo giallorosso avrebbe fatto molto volentieri a meno.