Migranti, memorandum Italia – Libia. Si cerca di correggerlo, ma non sarà semplice

Lo aveva già accennato nel corso della sua visita a Firenze il ministro Lamorgese. I prossimi obiettivi sarebbero stati quelli di correggere i decreti sicurezza di Salvini e l’accordo Italia – Libia sui migranti, scaduto a febbraio.
Detto fatto, profittando della visita, durata l’intera giornata, del ministro dell’interno del governo di Tripoli, Fathi Bashagha, Lamorgese e Di Maio hanno imbastito le primer trattative con quello che viene considerato l’uomo forte del governo di al Sarraj. A loro Bashagha ha rinnovato la richiesta di una maggiore chiarezza politica riguardo al sostegno dato al suo Governo, garantendo altri aiuti e una maggiore collaborazione alle frontiere del Sud, dove premono i migranti in arrivo dal Ciad e dalla Nigeria. Un accordo sul tipo di quello fra Ue e Turchia, ma che dovrebbe essere a carico, economico e anche organizzativo, dell’intera Ue e non della sola Italia.
Il discusso Memorandum Italia-Libia stipulato nel 2017 da Gentiloni si è intanto rinnovato per tre anni , ma l’Italia, sulle pressioni delle sinistre e delle Ong, vorrebbe modificarlo nella parte che riguarda i diritti umani e le condizioni di vita nei centri libici. L’incontro di Bashagha con Lamorgese (vedi foto sopra, fonte Ministero Interno) è durato per più di due ore, e si è svolto alla presenza di una ventina di persone: le varie delegazioni dei due paesi, a cominciare dall’intelligence, presente con l’Aise, per finire alla polizia e ad altri esperti del settore. Minaccia terroristica, immigrazione, conflitto sul terreno, sono una parte dei temi trattati, ma Bashagha ha molto insistito affinché l’Italia mantenesse una posizione politica chiara nei confronti del paese africano.
Ha chiesto rassicurazioni e aiuti materiali per gestire una situazione molto difficile dopo mesi di guerra, con le autorità libiche che si trovano ad affrontare 300 mila sfollati e la chiusura di 5 campi per immigrati che si trovavano sulla linea del fuoco, che ora hanno problemi di ricollocamento.
Di Maio ha confermato «il sostegno del Governo italiano a Serra] e ha assicurato il massimo impegno per una soluzione politica della crisi libica, a partire dalla piena attuazione degli esiti della Conferenza di Berlino». Il titolare della Farnesina ha annunciato inoltre che l’Italia presenterà presto «una serie di emendamenti al fine di migliorare i contenuti del memorandum bilaterale in materia migratoria del 2017, con particolare riguardo al rispetto dei diritti di migranti e richiedenti asilo».
Anche la ministra Lamorgese ha ribadito la disponibilità a proseguire la collaborazione, sottolineando l’importanza di non allentare le maglie dei controlli sulle partenze dei barconi, che nell’ultimo mese hanno visto un’impennata, come ha più volte sottolineato il suo predecessore Matteo Salvini. I dati al 31 gennaio 2020, pubblicati sul cruscotto statistico giornaliero del Viminale, sono significativi. Siamo passati dai 202 arrivi del 2019 ai 1275 del 2020, sei volte tanto.
I libici, dal canto loro, sollecitano aiuti per allestire i campi in disuso, per potenziare il pattugliamento marittimo e le attrezzature (radar, droni non armabili) per controllare le sterminate frontiere meridionali, dove però non è chiaro le tribù da che parte stiano. Le trattative proseguiranno, sperando in un cessate il fuoco reale.
Speriamo che la trattativa, anche se a fatica, vada avanti. L’Italia non può sopportare ritmi di arrivi di migranti, presunti profughi, come quelli registrati a gennaio 2020.
