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Coronavirus, anche in Francia aumentano i contagi, ma i media criticano soprattutto l’Italia

Il Palazzo dell'eliseo a Parigi
Il Palazzo dell’eliseo a Parigi

Il giornale Le Parisien fa il quadro, non ottimo, della situazione Francese, e riconosce che nell’Esagono i contagi crescono a vista d’occhio, ma non dimentica lo spirito della grandeur e, come altri mass media, critica e ridicolizza le misure del governo Italiano. Che definisce misure radicali e senza precedenti in Europa, in tono lievemente sarcastico. Osserva che dall’8 marzo, più di quindici milioni di abitanti del nord Italia sono in quarantena per tre settimane per arginare l’epidemia di coronavirus. E qui aggiunge la coda al veleno, l’Italia è il paese più colpito d’Europa, con 7375 casi elencati e 366 decessi. Una messa sotto vetro che ricorda quella della provincia cinese di Hubei (56 milioni di abitanti confinati), da dove è iniziato il nuovo virus, ora presente in 99 paesi. La decisione di Roma è stata accolta favorevolmente dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), in quanto si tratta di una misura che protegge il paese e il resto del mondo. Fin qui l’Italia, ma in Francia, a nostro avviso, non va meglio, anche se il quotidiano si sforza di sottolineare l’organizzazione del governo francese. Che rispetto a noi, a parte l’attuale disastro del governo giallorosso, ha soprattutto il vantaggio di avere un Governo centralizzato, uno Stato che funziona e soprattutto di non avere Governatori di regione politicizzati, in contrasto fra loro, che decidono interventi anche a seconda del loro orientamento politico. Rossi, ad esempio, ha allargato le braccia a tutti i cinesi, che provenivano dai luoghi del contagio, mentre sbarra le porte e minaccia di rimandare indietro con la forza gli italiani provenienti dalle zone rosse, in particolare dalla Lombardia, amministrata da una giunta di centrodestra.

Il giornale si chiede giustamente se, di fronte a Covid-19, uno scenario come questo è possibile in Francia? Il governo francese preferisce limitare le restrizioni e per ora si è limitato, secondo quanto annunciato da Olivier Véran, ministro della sanità, al termine di un Consiglio di difesa durato più di due ore, a disporre il divieto su tutto il territorio nazionale di raduni di oltre 1000 persone, mentre finora era fissato il limite più elevato di 5000. Sono tuttavia previste eccezioni al divieto. «I prefetti, i ministeri metteranno insieme un elenco di eventi ritenuti utili per la vita della nazione«, ha dichiarato Véran, aggiungendo che «Ogni misura di contenimento deve essere decisa territorio per territorio al momento giusto. È stata decisa, in questa fase, la chiusura di asili e scuole non appena un’area colpita dalla circolazione del virus. Ad esempio da lunedì e fino al 22 marzo, asili nido, scuole, società sportive e giardini d’inverno saranno chiusi nella città di Ajaccio, dove il virus ha iniziato a diffondersi». Per ora, nella fase 2, ci si è limitati a misure restrittive limitate come la chiusura dal 9 marzo, per 15 giorni, di asili nido e istituti scolastici a Oise e Haut-Rhin, i dipartimenti più colpiti, dove complessivamente 300.000 studenti sono privati ​​delle lezioni.

Secondo l’ultimo bollettino, che risale a ieri 8 marzo, la Francia conta 19 morti e 1.126 casi confermati. Le Autorità non drammatizzano, come è avvenuto in Italia, ma si preparano ragionevolmente a passare da un’allerta 2 alla  fase 3, che costituisce il più alto livello di allerta, e mira a mitigare le conseguenze dell’epidemia e non più a contenerla.

Sono, in fondo, le misure di buon senso che si adottano in ogni paese che sia governato da istituzioni ben organizzate e che non rispondano prevalentemente a indicazioni politiche, come molte regioni in Italia.

 


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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