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Vertice Ue del 23 aprile: è no agli eurobond. Si tratta per prestiti back to back

Van Der Leyen
Ursula Von der Leyen

BRUXELLES – Giovedì 23 aprile, il vertice europeo non deciderà sul Recovery fund, perché la priorità è appoggiare la decisione dell’ Eurogruppo su piano da 540 miliardi. Ma l’Italia insiste nel pressing: l’indirizzo dovrà essere chiaro, e niente compromessi al ribasso, dice Conte. Il piano Ue per la ripresa si configura non come uno strumento di mutualizzazione dei debiti nazionali arretrati, ma come uno strumento temporaneo che la Commissione Ue, con l’implicita garanzia del budget europeo, prende in prestito sui mercati per finanziare prestiti “back to back ai Paesi membri. Per aumentare la potenza di fuoco del piano tutti i Paesi membri forniscono garanzie comuni all’Ue che possono essere gradualmente sostituite da, nuove, proprie risorse. E’ questo, a quanto apprende l’ANSA, uno dei punti della proposta italiana all’Ue.

La proposta italiana, come ha spiegato anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell’informativa prima al Senato e poi alla Camera, non è stata presentata in via ufficiale per favorire al meglio una condivisione degli obiettivi, in quanto – ha sottolineato Conte – non ci interessa in questo momento rimarcare la nostra primazia.

Nel punto della proposta italiana che verte sull’European Pandemic Support Scheme (Epss) si fa riferimento, quindi, a un fondo di solidarietà gestito dalla commissione Ue con l’implicita garanzia del budget europeo ma includendo garanzie di comuni di tutti gli Stati membri. Garanzie che, nella proposta italiana, sono definite come incondizionate e irrevocabili. I fondi raccolti dalla commissione Ue sui mercati finanziari, e i corrispondenti prestiti back to back agli Stati membri, nella proposta italiana, hanno scadenze il più possibile a lungo termine.



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