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Caporalato in Toscana: 11 arresti nell’edilizia. Operazione «cemento nero» a Prato, Firenze e Pistoia

EdiliziaPRATO – Undici arresti nelle province di Firenze, Prato e Pistoia, in seguito a un’indagine per caporalato nel settore edile. Non a caso, la Squadra mobile ha ribattezzato l’operazione «cemento nero». Oggi 26 maggio, a Vaiano (PO), Montemurlo (PO), Prato, Quarrata (PT), Pistoia, Agliana (PT) e Firenze, la Squadra Mobile diretta da Antonino De Santis, con la collaborazione delle Squadra Mobili di Prato e Pistoia, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere del G.I.P. del Tribunale di Prato, su richiesta della Procura della Repubblica di Prato, competente per territorio, a carico di 11 persone, italiane e straniere, che riguarda un caso di caporalato nel settore edile. Il provvedimento è stato eseguito nei confronti di 10 indagati: uno al momento si trova all’estero.

Gli indagati sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, impiego di lavoratori non in regola con le norme in materia di immigrazione e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità nel settore edile. Secondo quanto emerso dalle indagini, e come riscontrato anche dalle attività di intercettazione telefonica, gli indagati, oltre a favorire la presenza degli stranieri irregolari sul territorio nazionale, tramite fittizie richieste di lavoro, impiegavano alcune società per regolarizzare solo formalmente una parte degli oltre 100 lavoratori effettivi, di nazionalità sia italiana che straniera.

La procedura consolidata era semplice: gli stranieri venivano reclutati quotidianamente presso un punto di ritrovo nella città di Prato, trasportati sul luogo di lavoro con auto e pullmini e impiegati nella costruzione di case e negozi in oltre 30 cantieri tra diverse provincie italiane, tra cui Firenze, Prato e Pistoia. Sempre secondo quanto emerso dalle indagini ai vertici dell’associazione figurerebbe un cittadino egiziano di con altri due uomini. I loro stretti collaboratori, incaricati principalmente della gestione, del trasporto e del controllo degli operai, sarebbero stati invece tre cittadini magrebini di età compresa tra i 26 e 43 anni. Il ruolo di intermediario, ovvero di reclutatore, sarebbe invece spettato ad altri cinque cittadini stranieri, anch’essi a loro volta operai. Tra gli indagati in stato di libertà, per i citati reati nell’inchiesta, figurano anche due fratelli pratesi che avrebbero attestato falsamente la frequentazione di corsi sulla sicurezza degli operai affinché quest’ultimi risultassero qualificati.



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