Cardinal Betori: coronavirus a Firenze è una sfida per ripensare la città
FIRENZE – Il Cardinale Giuseppe Betori, nell’omelia proclamata stamattina nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore durante la messa di Pentecoste, facendo riferimento alle conseguenze dell’emergenza sanitaria da coronavirus sul tessuto socio-economico del capoluogo toscano e sul dibattito che in città si è sviluppato peraffrontare la fase 2 e quelle successive ha detto:
«È importante che un progetto nuovo di città apra scenari davvero innovativi che rompano con la città delle rendite, con la disarticolazione dei suoi territori, con la scarsa attenzione alle esigenze della vita sociale. Ma è altrettanto importante che il progetto resti ancorato saldamente alle radici dell’identità storica di Firenze, che il turismo di massa ha rischiatodi ridurre a vetrina e non più a humus culturale, staccando il cuore della città dal suo corpo. Molti dei problemi che soffriamo nascono dall’interazione che si è sviluppata tra questi due fattori negativi. Decisivo in questo progetto sarà il modo con cui esso assicurerà la centralità della persona e l’esercizio della solidarietà. I prevedibili minori flussi turistici – ha sostenuto l’arcivescovo – non possono essere subiti come una minore rendita, ma colti come occasione per ridare spazio alle funzioni di base di una comunità: la conoscenza, le relazioni, i vincoli familiari, la vitalità della società civile, la cura delle persone e dell’ambiente, il lavoro. E questo senza cancellare il nostro volto – ha evidenziato il card. Betori – quasi che dovessimo vergognarci della bellezza che ci circonda, ma farne piuttosto motivo di crescita della coscienza identitaria ed etica della convivenza. Non basta guardare ciò che è bello e restarne estasiati, ma occorre capire quali sono stati i valori e i legami che lo hanno generato. Sono gli stessi fondamenti a cui oggi dovremmo attingere.
In questa necessità di ripensare Firenze nel post pandemia da Covid, secondo il cardinale Giuseppe Betori, deve essere di insegnamento la straordinaria impresa della Cupola di Filippo Brunelleschi, di cui ricorre quest’anno il 600esimo anniversario. «L’avventura umana e di fede che ha generato la Cupola, richiama il centro del nostro futuro, ilnostro compito di cristiani, perché la fede non fu ai margini dello splendore che abbiamo ereditato, ma ne fu la scintilla e la fucina». Citando il filosofo Sergio Givone, Betori ha evidenziato che «solo l’aver posto come termine l’infinito permise a Filippo Brunelleschi disfidare l’opera ritenuta impossibile e di creare questo vasto cielo, equesto perché riconobbe nell’infinito una icona della verità, una finestra aperta sull’unica realtà vera, la gloria di Dio. Siamo ancoracapaci di tali altezze? Dobbiamo sperarlo e invocarlo, se davvero crediamo nella forza dello Spirito di Dio».