Carabinieri di Piacenza, il pusher parla di Montella: «Diceva di avere tutti sotto»

ROMA – Il pusher marocchino che passava le informazioni ai carabinieri di Piacenza, descriveva così Giuseppe Montella, il leader del gruppo, conosciuto molti anni prima perché faceva il preparatore atletico di una squadra di calcio in cui aveva giocato: «Principalmente parlavo con Montella, il quale mi diceva che comunque tutti gli altri carabinieri della stazione erano sotto la sua cappella, compreso il comandante Orlando… alcune volte ho parlato anche con Falanga».
Le registrazioni audio delle dichiarazioni del 26enne – già in passato arrestato per spaccio e diventato nel frattempo informatore dell’appuntato Giuseppe Montella, principale indagato della vicenda – erano infatti state fatte ascoltare in procura dal maggiore dei carabinieri Rocco Papaleo, oggi comandante della Compagnia di Cremona e all’epoca alla guida del Nucleo investigativo di Piacenza, convocato in quell’occasione per un’altra indagine, e che ha così dato il via all’inchiesta.
Salvatore Cappellano, uno degli appuntati dei carabinieri fino a mercoledì in servizio alla stazione di Piacenza Levante, ora posta sotto sequestro, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia oggi in carcere a Piacenza, secondo
quanto si apprende. Cappellano è difeso dall’avvocato Talita Zilli. Gli altri tre carabinieri sentiti tra ieri e oggi all’interno del
penitenziario hanno invece collaborato rispondendo alle domande di gip e pm.
Lo spacciatore di origini nigeriane ritratto insanguinato dopo l’arresto non sarebbe stato picchiato, «è caduto per terra durante l’inseguimento», mentre la foto ormai celebre che ritrae alcuni dei carabinieri arrestati nell’ambito dell’inchiesta della procura di Piacenza mentre sfoggiano mazzette di banconote «riguarda una vincita al gratta e vinci fatta in un bar e non ha nessuna attinenza con le indagini». Lo dice uscendo dal carcere di Piacenza dopo l’interrogatorio di garanzia Daniele Mancini, il difensore dell’appuntato Giacomo Falanga, uno dei sei militari arrestati mercoledì. Falanga «ha risposto alle domande del gip e del pm, si è professato estraneo a ogni violenza e spaccio, ha un tenore di vita normalissimo e non c’è alcun indizio che faccia pensare che fosse dedito ad attività illecite collegate alla droga», prosegue il legale, aggiungendo che il suo assistito ha partecipato a diverse operazioni organizzate dal
principale indagato Montella perché i carabinieri della stazione erano pochi. In merito al pestaggio dello spacciatore, l’avvocato ha detto ancora che Falanga «ha negato questo addebito, non risulta che questa persona sia stata massacrata, sembra che sia stata una spacconata di Montella che ha rilasciato queste dichiarazioni».
