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Confindustria, Bonomi: «Serve patto per l’Italia. Se sbagliamo, si va tutti a casa. Basta reddito di cittadinanza»

Assemblea Di Confindustria
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA – Dal palco dell’assemblea di Confindustria, il presidentre, Carlo Bonimi, si accalora: «Serve un nuovo grande patto per l’Italia. Dopo 25 anni di stasi bisogna puntare su una nuova produttività. E’ su questo concetto ampio di produttività che si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo di motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro, e dare nuova centralità alla manifatture».

Con in platea anche il premier, Giuseppe Conte, Bonomi sottolinea: «Questo è il patto che chiediamo al Governo di scrivere, con Confindustria e con tutte le parti sociali; un patto che richiede una visione alta e lungimirante. Servono scelte per l’Italia del futuro. Presidente, lei ha detto: se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa. No, signor presidente. Se si fallisce, nei pochi mesi che ormai che ci separano dalla definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti. Il danno per il Paese sarebbe immenso. Non ce lo possiamo permettere. E’ tempo di una azione comune, oppure non sarà un’azione efficace».

E ancora: «Ripeto oggi, signor Presidente del consiglio, quanto ho detto due mesi fa agli Stati generali: il compito che vi spetta è immane, nessuno può e deve sottovalutarne le difficoltà. Il Paese è reduce da 25 anni di bassa crescita e bassissima produttività, ora serve un quadro netto di poche, decisive priorità, strumenti e fini per indirizzare la politica economica e industriale dell’Italia. Serve una rotta precisa per dare significato complessivo alle misure, e per tracciare la rotta serve un approdo sicuro. Serve una profonda” riforma degli ammortizzatori sociali, tema sul quale abbiamo inviato a metà luglio, a governo e sindacati, una proposta dettagliata, cui finora non abbiamo visto seguito. Essa si ispira al varo di vere politiche attive del lavoro, smontando la parte di Redito di cittadinanza non destinata al contrasto alla povertà, ma destinata in teoria alle politiche del lavoro che però, di fatto, per constatazione ormai unanime, non funziona».

Dal suo punto di vista, Conte si è sentito esaltato dalle parole del presidente di Confindustria. Lui, primo ministro di due governi, politico eletto da nessuno, si è sentito per certi versi legittimato das tanto attenzione. E così ha risposto subito affermativamente: «Abbiamo una grandissima sfida, non abbiamo alternative, dobbiamo vincerla e lo possiamo fare solo tutti insieme. Ci doteremo per il nostro piano di ripresa e resilienza di uno strumento normativo ad hoc, non c’è altra strada. Una struttura dedicata con norme specifiche e soggetti attuatori dedicati che ci garantisca trasparenza e tempi di attuazione certi. Per controllare lo stato di avanzamento delle opere. In Italia abbiamo afferrato da subito che sarebbe stato impossibile porsi il problema della tutela del tessuto produttivo trascurando la salute delle persona. Lo abbiamo capito sin da quando i lavoratori si sono rifiutati di entrare in fabbrica, e non eravamo ancora al lockdown. Abbiamo afferrato un principio fondamentale: non si può tutelare l’economia senza tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini».


Bennucci

Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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