Economia: la classe agiata pronta a sostenere la ripresa economica, evitando la patrimoniale

ROMA – La classe agiata, quella che ha meno risentito della pandemia, potrebbe costituire una risorsa importante e inaspettata per la rinascita economica post Covid-19. -epidemia. Soprattutto se governo e le sinistre radicali rinunceranno alla più volte minacciata patrimoniale per togliere ai ricchi e dare ai beneficiari del reddito e pensione di cittadinanza, in buona parte ex terroristi, spacciatori, parenti di appartenenti alla criminalità organizzata e altre categorie consimili.
Si calcola che i quasi ricchi siano 1,5 milioni e detengano un patrimonio finanziario complessivo di 1.150 miliardi di euro, aumentato del 5,2% negli ultimi due anni: una cifra pari a tre quarti del Pil del Paese atteso nel 2020. Sono i benestanti, gli italiani con un patrimonio finanziario superiore a 500.000 euro (valore medio: 760.000 euro). Il 75% di loro si dice pronto a finanziare con i propri capitali privati investimenti di lungo periodo per la rinascita economica dell’Italia dopo il Covid-19.
Il 3° Rapporto Aipb-Censis ‘Investire nel futuro dell’Italia oltre il Covid-19’ è stato realizzato per capire come il Private Banking possa contribuire alla ripresa post-epidemia e al benessere collettivo. Nella crisi attuale, per il 46,6% degli italiani la ricchezza privata, se ben gestita, può rappresentare una opportunità preziosa per il Paese. Solo il 23,8% la ritiene infruttuosa e il 26,5% un furto.
E quasi la metà degli italiani è favorevole a riconoscere vantaggi fiscali a chi investe, non importa quanto sia ricco. Una buona finanza, che trasferisca fondi dal portafoglio dei risparmiatori abbienti verso strumenti di investimento nell’economia reale, è possibile per l’84,9% degli italiani, necessaria per l’87,4%.
Il 62,6% dei benestanti soffre l’incertezza di questo periodo. A preoccupare di più sono le malattie (46%) e le minacce al reddito (39,7%). In merito alla gestione del loro patrimonio, per il 66,7% dei benestanti è opportuno investire nelle imprese dell’economia reale. Per l’87,5% la priorità è investire in coperture assicurative per la salute, la vecchiaia, l’educazione dei figli. Convinti che lo Stato non potrà dare tutto a tutti per sempre, il 53% si aspetta che in futuro il sistema di welfare pubblico garantisca i servizi essenziali (ad esempio, le terapie intensive nella sanità e gli interventi salvavita) e che per il resto chi può dovrà pagare da sé le prestazioni. Il 41,8% dei benestanti ha già sottoscritto assicurazioni e il 24,9% è intenzionato a spendere di più per la sanità integrativa (solo il 5,9% ridurrà questa voce di spesa in futuro).
Questa la situazione, vedremo se il Governo democratico e grillino saprà cogliere quest’opportunità, da sfruttare senza indugi soprattutto se i fondi europei si trascineranno a lungo fra diatribe e dibattiti di burocrati e di partner che cercano solo il proprio utile. Frau Merkel è un esempio lampante di questa tendenza dell’Europa.
