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Natale: Cardinal Betori, l’essenza della festa è Cristo, non cenone e regali

FIRENZE – «La città di Firenze deve poter ritrovare la sua forza creativa nel creare sviluppo di fronte alla pressante preoccupazione per il lavoro di tutti. Al tempo stesso Firenze non può rimanere a lungo priva della presenza di quanti vengono ad ammirarne la bellezza anche se nel futuro dovrà pensare in modo nuovo questa sua vocazione all’accoglienza perché la dimensione economica non ne offuschi la ragione ultima che dovrà essere espressione della sua eredità umanistica e della sua natura solidale».

E’ la supplica che il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha rivolto alla Beata Vergine Maria, durante la cerimonia nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore in occasione nella Solennità dell’Immacolata Concezione. Il card. Betori ha così esordito: «Come ogni anno, Santa Maria, Madre di Dio e Madre nostra, nel giorno in cui ti veneriamo Vergine Immacolata veniamo a renderti l’omaggio della città e della Chiesa di Firenze e a pregarti per la vita, le attese e le necessità di questo tuo popolo». Le attenzioni imposte dalla pandemia hanno indotto il card. Betori a compiere questo gesto non, com’è tradizione, davanti alla effigie sacra nella Loggia del Bigallo, ma nella Cattedrale, davanti all’antica immagine venerata con il titolo di Santa Maria del Fiore. «Questo cambiamento, deciso per ottemperare alle disposizioni che ci aiutano a combattere la diffusione del contagio, mostra anche ciò che più ci sta a cuore in questi giorni», ha sottolineato l’arcivescovo, e ha aggiunto:  «Quale che sia l’origine immediata della presente pandemia, essa in ogni caso appare come l’esito di un uomo che si colloca nel mondo senza responsabilità, un padrone che pensa di poter ignorare il rispetto verso il creato e la giustizia nel suo uso e di non dover assumere comportamenti di responsabilità verso gli altri».

«È Cristo il vero dono di Natale. Dobbiamo dircelo in questi giorni, in cui ci si vorrebbe far credere che il Natale è meno Natale perché avremo difficoltà ad acquistare i doni da scambiarci, a ritrovarci intorno a una tavola ben imbandita, a scambiarci affetto con gli abbracci. Non voglio sminuire il significato di gratuità che c’è in ogni dono, di comunione che c’è quando si condivide una mensa, di amore che c’è nel gesto che ci avvicina all’altro. Ma dobbiamo pur dire che non è questa l’essenza del Natale, bensì l’incontro con Gesù, che con la sua grazia viene a sanare la nostra vita dal male».

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