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Fondi Europei: ci sono 50 miliardi disponibili, ma i politici si accapigliano sul Recovery Fund

Mentre i politici (Renzi e Conte in particolare) si scannano fra loro per determinare la ripartizione dei 209 miliardi del Recovery Fund (ciascuno vorrebbe gestirne una grossa fetta), è passato quasi sotto silenzio il fatto che la legge di Bilancio, nella parte preparata dai tecnici dei ministeri (senza intervento dei politici) abbia già dettato le regole per il cofinanziamento nazionale degli interventi a valere sui fondi europei 2021-27 a carico del Fondo di rotazione n. 183-87.

Sono state stabilite le modalità di programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) post 2020, cui sono assegnati 50 miliardi di euro. Si tratta di quattrini che non debbono essere restituiti a strozzo, non sono prestiti che graveranno sulle future generazioni, ma sono fondi che dovranno essere utilizzati – in tempo dovuto e con le modalità previste dalle regole comunitarie – dalla burocrazia nazionale.

Il cofinanziamento nazionale dei fondi europei 2021-27
Come nella precedente programmazione è il Fondo di rotazione di cui all’articolo 5 della legge n. 183-1987 a garantire la copertura degli oneri relativi alla quota di cofinanziamento nazionale degli interventi cofinanziati dall’Unione europea. Il cofinanziamento riguarda, in particolare, gli interventi a valere sulle risorse dei fondi strutturali europei FSE e FESR, del Fondo per una transizione giusta (JTF), del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e del Fondo europeo per gli affari marittimi e per la pesca (FEAMP) per il periodo 2021-2027. Sarà il CIPE a definire, con apposita deliberazione, i tassi di cofinanziamento nazionale massimi applicabili e l’onere a carico del Fondo.

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Il Fondo di rotazione coprirà integralmente il cofinanziamento degli interventi a titolarità dei Ministeri e il 70% degli importi degli interventi gestiti dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, che dovranno assicurare il restante 30%. Inoltre, il Fondo potrà concorrere, nei limiti delle proprie disponibilità, al finanziamento di oneri relativi ad eventuali Programmi complementari a quelli cofinanziati dai fondi strutturali europei. Il Ministero dell’economia e delle finanze, attraverso il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, svilupperà e renderà disponibile per le amministrazioni responsabili un apposito sistema informatico per il supporto nelle fasi di gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo dei programmi e degli interventi cofinanziati.

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La programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione – FSC 2021-2027
Alla manovra si deve anche la prima assegnazione di risorse al Fondo per lo sviluppo e la coesione per il nuovo periodo di programmazione. 50 miliardi di euro, destinati per l’80% al Mezzogiorno e per il 20% al Centro-Nord.
La programmazione del Fondo dovrà attenersi agli obiettivi strategici relativi a alle aree tematiche per la convergenza e la coesione economica, sociale e territoriale individuate dal Piano Sud 2030 e dall’Accordo di partenariato 2021-2027 e garantire la coerenza con le politiche settoriali e di investimento e di riforma del Recovery Plan, il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR), secondo princìpi di complementarità e addizionalità delle risorse.

La ripartizione delle risorse sarà approvata su proposta del Ministro per il Sud, mentre sarà la stessa Cabina di regia del FSC istituita nel 2016 ad operare anche sulle risorse del Fondo per la programmazione 2021-2027 e a definire i Piani di sviluppo e coesione cui poi dovrà dare il via libera formale il CIPE.

Nelle more della definizione dei Piani di sviluppo e coesione, il ministro per il Sud potrà comunque sottoporre al Comitato interministeriale per la programmazione economica eventuali interventi di avvio immediato a valere sul Fondo, che poi confluiranno nei Piani coerentemente con le aree tematiche cui afferiscono. In più, per gli interventi infrastrutturali più complessi e per gli interventi di sviluppo integrati relativi a particolari ambiti territoriali, il ministro potrà indicare la necessità di procedere alla sottoscrizione del contratto istituzionale di sviluppo.

Per rafforzare la capacità amministrativa delle regioni del Mezzogiorno e migliorare la definizione e l’attuazione degli interventi previsti dalla Politica di coesione europea e nazionale, la legge di bilancio 2021 stabilisce che le PA che hanno ruoli di coordinamento, di Autorità di gestione o di Organismi intermedi possono assumere nuovo personale in deroga ai vincoli assunzionali previsti dalla disciplina vigente. Gli oneri sono a carico del Programma operativo complementare al Programma operativo nazionale Governance e capacità istituzionale 2014-2020.

Tutto sembra ben predisposto perché i fondi indicati possano essere utilizzati correttamente e convenientemente. Ma resta l’ipotesi verosimile, purtroppo, che i ritardi della politica e della burocrazia locale vanifichino ciò che sembra programmato, almeno finora, a puntino. Invece di litigare sull’accaparramento dei Fondi del Recovery Fund, Conte e Renzi dovrebbero allearsi con le altre forze politiche per facilitare l’utilizzazione di quest’altro settore di fondi, il cui utilizzo completo è essenziale per poter recepire i fondi che proverranno dall’Europa, ma forse molti non l’hanno ancora ben compreso.

Conte, fondi europei, legge bilancio, renzi


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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