ROMA – Nessuno vorrebbe parlare di rimpasto, ma alla fine tutti storcono la bocca all’ipotesi di andare subito alle elezioni. Quindi sembra ormai chiaro che se il governo Conte riuscirà ad andare avanti passerà attraverso un rimpasto più o meno corposo. Parola semplice da pronunciare ma operazione politicamente sempre complicata, dagli esiti imprevedibili soprattutto vista la natura molto poco di coalizione dell’esecutivo guidato dal sedicente avvocato degli italiani.
Si scatenano gli appetiti personali e gli obbiettivi di partito. La via che ministri e dirigenti più esperti stanno consigliando a Conte, a quanto si apprende, è quella dell’operazione chirurgica mirata: poche caselle da cambiare in fretta. In questa operazione, secondo indiscrezioni, tutto ruota intorno al ministero degli Interni. Se Conte venisse incontro a Iv che chiede un maggior riconoscimento, infatti, potrebbe concedere il ministero della Difesa al coordinatore di Italia Viva Ettore Rosato. Ma questo sarebbe possibile solo se all’attuale ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, molto apprezzato nel Pd e anche dal presidente del Consiglio, potesse essere garantito una promozione agli Interni appunto. In realtà, però, si sospetta che Matteo Renzi voglia entrare lui stesso al governo puntando dritto alla Farnesina. Ministero ora occupato dall’ex capo M5S, e già ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio che lo lascerebbe – secondo alcune fonti sebbene il suo entourage non confermi – solo a patto di occupare un’altra funzione di rilievo, al ministero dell’Interno o come vicepremier.
Il ritorno della figura dei vicepremier, già presente nel Conte I con Di Maio e Matteo Salvini, rischia però di complicare di parecchio le trattative dentro la maggioranza. Perché a quel punto con Di Maio vicepremier, il Pd dovrebbe rivendicare un pari grado per un suo esponente, se non addirittura, come ipotizzano da mesi alcuni rumors, per il leader Nicola Zingaretti. Nei toto-nomi che circolano da mesi, sono messe in discussione anche le ministre Lucia Azzolina, Paola De Micheli e Nunzia Catalfo. Ma, nell’idea di evitare un esecutivo completamente nuovo, sia M5S sia Pd fanno scudo al cambio delle ministre. Così come per Matteo Renzi sono intoccabili le sue ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti a meno che lui stesso non decida di ritirarle dall’esecutivo per aprire la crisi.
Ma in questa tempesta ad essere oggetto di grande tensione non è un ministero ma una delega, quella ai Servizi, che per legge va affidato ad un ministro senza portafoglio o ad un sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Conte l’ha tenuta per sé e ha cercato di tenersela ma davanti all’irrigidirsi della situazione e dei veti incrociati sembra essersi convinto che è meglio cederla. I nomi che circolano sono i dem Emanuele Fiano e Michele Bordo ma non si esclude la terza opzione, quella della cessione, da parte di Conte, ad una personalità terza e di fiducia.
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