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Covid e proteste di piazza: Draghi studia le aperture. Ma prima fragili al sicuro

La manifestazione di protesta a Roma
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA – E’ consapevole, il presidente del consiglio, Mario Draghi, della disperazione del Paese. La protesta dei ristoratori (nella quale non è tuttavia mancata qualche infiltrazione che non ha niente a che vedere con gli chef e i sommelier) è stata un’ulteriore dimostrazione di quanta sofferenza ci sia in giro. Draghi lo sa e sta impostando il lavoro del governo per le prossime tre settimane considerate cruciali. Con un obiettivo: riaprire, certo, ma solo dopo aver messo in sicurezza gli anziani e i più fragili. E in questo è fondamentale il lavoro di squadra con il generale Figliuolo. Che ha parlato chiaro alle Regioni: priorità nei vaccini alle persone a rischio, senza se e senza ma.

DRAGHI – Palazzo Chigi e Montecitorio sono stati assediati, nel pomeriggio di ieri, 12 aprile, da un gruppo di manifestanti, tra cui alcuni violenti. Saranno cruciali i dati epidemiologici e il trend della campagna vaccinale registrati questa settimana, per definire la data in cui si potrà iniziare ad allentare la morsa. Un punto con i ministri e i tecnici Draghi potrebbe farlo nella seconda metà della settimana. Ma il premier avrebbe già dato indicazione di iniziare a programmare come riaprire – si ragiona in ambienti ministeriali – quando saràil momento, a partire da protocolli non troppo rigidi per attività che sono già in grande affanno. E’ un lavoro che il presidente del Consiglio porta avanti in contatto con il ministro Roberto Speranza ma anche con Franco Locatelli del Cts e il commissario Francesco Paolo Figliuolo, che nel pomeriggio ha visto a Palazzo Chigi.

TURISMO – Come inserire il dato delle vaccinazioni nei parametri per riaprire è uno dei temi allo studio: di sicuro, osservano fonti governative, non potranno esserci vere riaperture prima di aver messo in sicurezza i più anziani e i fragili. Anche per questo è difficile che la morsa delle chiusure venga allentata in maniera significativa prima della fine di aprile. Ma fin d’ora si lavora per studiare come permettere a cinema e teatri, bar e ristoranti, palestre, fiere ed eventi, di ripartire in sicurezza. Il Cts ha iniziato a esaminare i nuovi protocolli per gli spettacoli ma si guarda con grande attenzione anche a un settore cruciale e in grande affanno come quello del turismo. Il nuovo decreto per le imprese, con i sostegni alle aziende chiuse causa Covid, e il Recovery plan sono i due altri capitoli da chiudere entro la fine del mese. Oltre al Piano nazionale di rilancio e resilienza, che Draghi illustrerà alle Camere il 26 e 27 aprile, in Consiglio dei ministri potrebbero arrivare a breve altri tre o quattro decreti. Oltre al decreto per le imprese, si lavora alle misure di accompagnamento al Recovery: un decreto per le semplificazioni, uno per le assunzioni nella pubblica amministrazione e uno per disegnare la governance del piano (ma ancora non è detto: la norma potrebbe essere inserita in uno degli altri due provvedimenti). Il tema governance è molto sensibile per i partiti.

TECNICI E POLITICI – I ministri politici non si sbilanciano, ma a taccuini chiusi più d’uno – malcelando qualche tensione – sottolinea di non sapere niente e di attendere che Draghi dia indicazioni per esprimere un giudizio. Di sicuro il cuore operativo del piano, come annunciato dallo stesso premier, sarà al ministero dell’Economia, ma i ministri vogliono tutti partecipare alle sedi di decisioni più politiche. E temono lo scenario, non escluso da fonti governative, di una cabina di regia in cui, per competenza in relazione alle materie del Recovery, siedano tutti ministri tecnici, da Cingolani a Colao. Come escludere ministri come quelli titolari di Sviluppo economico (Giorgetti) o Lavoro (Orlando)? A Palazzo Chigi non si sbilanciano: lo schema non è ancora definito. Ma l’ipotesi considerata più probabile è che alla fine prevalga uno schema a geometrie variabili, per cui Draghi chiamerà in causa di volta i ministri interessati, dalla Pubblica amministrazione, al Mezzogiorno, dalle Infrastrutture a Lavoro e Sviluppo economico. In che modi e forme, i ministri aspettano di capire. Ma chi ha fretta di capire è soprattutto un Paese che non ce la fa più e guarda alla politica come a una sorta di nemico. Draghi ne è ben consapevole e sta cercando una via d’uscita che però non metta a repentaglio nessuno.

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Sandro Bennucci

Direttore del Firenze Post Scrivi al Direttore

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