Francia, Covid-19: c’è il coprifuoco dalle 19 alle 5, ma ci sono maggiori aperture (fotogallery Parigi)
PARIGI – Per esigenze personali mi sono dovuto spostare in Francia a Parigi, in pieno periodo di lockdown, con quasi tutte le regioni ( e in special modo l’Ile de France e Parigi) zona rossa, con coprifuoco dalle 19 alle 5.
Pochi problemi all’entrata nel territorio francese, il TGV mezzo vuoto (si è riempito solo in Francia, dove non ci sono limitazioni per i treni), i controlli di polizia all’uscita dall’Italia e in entrata in Francia precisi ma veloci (carta d’identità e test covid sufficienti), la dogana francese mi ha chiesto se la valigia era mia, ho risposto di si e sono rimasti soddisfatti. Si vede che gli ho ispirato fiducia. Arrivato a Parigi alle 22,20 in perfetto orario, corsa in taxi nella città in coprifuoco, e prima notte chiuso in hotel.
La mattina, ero nell’8° arrondissement, esco e vedo tutto quasi normale, traffico non caotico ma intenso, negozi mezzi chiusi e mezzi aperti, bar e ristoranti anche qui sacrificati, ma non come in Italia. Non essendoci lockdown e coprifuoco si può girare senza autorizzazioni o autocertificazioni lamorgesiane. Alberghi aperti, anche se non tutti. Lavori in edifici che indicano fiducia nell’avvenire, qui non manca la speranza, visto che non hanno Speranza. Alla tv impazzano dibattiti dai quali appare chiaro che i cosiddetti esperti hanno, come del resto in Italia, idee contrastanti e confuse. Ma almeno qui Macron sembra non dare lor troppa retta, a differenza di Conte-Speranza.
GRANDI FIRME – Mi sposto verso la zona delle griffes, il Faubourg Saint-Honoré, solitamente in passato frequentato da turisti danarosi, giapponesi, russi, cinesi, americani. Nelle foto, eloquenti, i lussuosi negozi di Hermès, Ferragamo, Tod’s, Hoogan, tutti chiusi. Un cartello sulla vetrina di Hoogan ci spiega il perché: «Cari clienti, vi informiamo che, a seguito della chiusura disposta dal governo francese, fino a nuovo ordine saremo presenti il martedi’ e il giovedì per vendite a distanza, con click e non in presenza. Per maggiori informazioni rivolgersi a…»
SICUREZZA – Incontro pattuglie della Polizia un po’ dappertutto (è la zona dei ministeri e delle ambasciate). alla fine di Faubourg Saint- Honoré c’è l’ ambasciata di Inghilterra, presidiata e con la bandiera a mezz’asta per la morte del Principe Filippo. Subito dopo l’Eliseo, la sede di Macron, e il Ministero dell’interno. Pattuglie vigipirate, composte anche da militari, percorrono le strade, mentre davanti ai ministeri e alle ambasciate ci sono picchetti di guardie armate di tutto punto. La fotogallery qui sotto mi sembra più eloquente di qualsiasi spiegazione.
CHAMPS ÉLYSÉES – Ancora un breve tratto a piedi e sono sugli Champs Élysées, la passeggiata classica di Parigi. deserta alle 11 di mattina, molti bambini col monopattino che profittano della bella giornata di sole. Musei chiusi, negozi e ristoranti pure. Arrivo verso l’Arc de Triomphe, poi torno indietro. Lascio la parola alle foto.
MUSEI TEATRI – Davanti al Grand Palais in passato c’erano code chilometriche di visitatori in attesa. Adesso deserto, solo macchine della polizia e agenti di sorveglianza. Passo davanti a un teatro che annuncia uno spettacolo di Placido Domingo a giugno. Una desolazione anche qui.
TRASPORTI – Bus e metro funzionano, ma con non molti passeggeri a bordo; i taxi circolano, ma molti sono fermi ai posteggi; anche qui si usano i monopattini, ma non si rischia di essere travolti sui marciapiedi come a Firenze.
SERVIZI FINANZIARI -Banche e uffici postali ovviamente funzionano regolarmente, con le regole del distanziamento, così come bar e supermercati.
E infine una nota positiva, che attesta fiducia e speranza nel futuro, nonostante il coprifuoco. Parigi è una città dove i lavori pubblici e privati vanno avanti rapidamente. Girando per le strade ho incontrato numerosi cantieri, anche di nuove imprese che hanno il coraggio di aprire. Si vede che qui abita ancora la speranza, visto che non hanno Speranza (il nostro ministro).
Proprio con riferimento al sullodato ministro di Leu, che per odio ai supposti ricchi ha decretato la necessità di un attestato Covid-19 al rientro, più 5 giorni di quarantena, più altro test Covid-19 dopo il rientro in patria, ho cercato laboratori dove poter fare il test richiesto dal severissimo ministro, la cui severità mi sembrerebbe degna di miglior causa. Ma pare che Draghi abbia già intenzione di fargli il discorsetto di prammatica: «per ragioni di opportunità politica sarebbe opportuno che ti facessi da parte». Controlleremo dopo il rientro in Italia.