Inchiesta Dda: i conciatori si lamentarono di Arpat con Rossi. Che parla di incontro legittimo
FIRENZE – I conciatori di Santa Croce sull’Arno, finiti al centro di un’inchiesta per reati ambientali della Dda di Firenze, nell’ottobre 2020 avrebbero organizzato un incontro con l’ex presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e col capo di gabinetto del presidente della Regione, Ledo Gori, per parlare delle attività del consorzio, e lamentarsi dei controlli di Arpat in relazione alle attività di scarico del depuratore Aquarno nel canale di Usciana. Il pranzo, monitorato dai carabinieri, avvenne il 12 ottobre del 2020 in un ristorante di Firenze.
Oresero parte all’incontro, oltre a Rossi – estraneo alle indagini -, e a Gori, accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, il presidente dell’Associazione conciatori Aldo Gliozzi e l’ex direttore dell’associazione Piero Maccanti, entrambi ai domiciliari. Secondo quanto emerso, nel corso del pranzo Rossi avrebbe parlato dei suoi progetti futuri, ipotizzando anche un impegno in Europa, raccontando anche di un affitto mensile che doveva pagare e chiedendo contributi all’associazione conciatori.
Proprio durante il pranzo, Gliozzi si sarebbe lamentato con l’ex presidente della richiesta ricevuta dalla Regione Toscana riguardante il monitoraggio delle sponde del canale Usciana, spiegando che la cosa li metteva in difficoltà. Al termine del pranzo, sarebbe emerso anche come il contributo all’attività di Rossi da parte dei conciatori sarebbe stato di circa 6-7.000 euro all’anno. Sempre secondo gli investigatori, nel corso del pranzo Ledo Gori avrebbe lasciato intendere ai conciatori di essere a disposizione per le loro esigenze riguardo ai rapporti con Arpat, tra l’altro ringraziandoli per essersi attivati per il rinnovo della sua carica a capo di gabinetto.
A proposito del pranzo, riportato nelle indagini della Dda e dei carabinieri, e di quelle che sarebbero state le sue richieste ai conciatori, l’ex presidente della Regione, Enrico Rossi, ha rilasciato una nota nella quale afferma: «Non sono indagato, il pranzo in questione si è svolto alla luce del giorno, quando non ero già più presidente e non vi erano restrizioni da lockdown. In quella circostanza ho esposto le mie intenzioni di voler avviare un impegno politico culturale e formativo (formazione, politica, una rivista, presentazioni di libri e incontri, una sede da allestire…) dopo aver concluso una lunga esperienza di governo. Per questo ho chiesto legittimamente contributi per le varie attività connesse al mio impegno».