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Magistrati contestano Cartabia: «La riforma è una truffa e contraria alla Costituzione»

ROMA – La magistratura associata ancora all’attacco, in modo violento e quasi offensivo, della riforma Cartabia, la casta non vuole rinunciare alle sue prerogative mascherate da autonomia e indipendenza.  «Per erogare i fondi del Recovery, sulla Giustizia penale l’Europa chiede all’ Italia due cose: 1) diminuire la durata dei processi, soprattutto nelle fasi di impugnazione; 2) rafforzare il contrasto alla corruzione. Rispetto a queste due richieste, la riforma Cartabia appare una truffa. Intanto, anche nella sua ultima versione, si pone in gravissimo contrasto con la Costituzione. La previsione secondo cui il Parlamento fisserà i criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale ei singoli uffici, nelf’ambito di tali principi, daranno vita a una sorta di decentramento giurisdizionale, fissando a loro volta dei sottocriteri di priorità, costituisce una palese violazione del principio supremo della separazione delle funzioni statali sovrane e si pone in radicale contrasto con i principi di obbligatorietà dell’azione penale e di apoliticità della giurisdizione». Lo sottolineano in una nota Giuliano Castiglia, Ida Moretti e Andrea Reale, componenti del Cdc Anm eletti nella lista Articolocentouno. I magistrati vogliono dunque continuare a imperversare e a amministrare la giustizia come meglio loro aggrada, scegliendo loro, secondo il proprio arbitrio, i reati da perseguire.

«Rispetto alle richieste dell’Europa, la cd. Riforma non solo non persegue i due indicati obiettivi ma si pone con essi in radicale contrasto. Essa, infatti, non mira in alcun modo a diminuire la durata dei processi. Stabilisce, invece, che i processi muoiono a data certa, consacrando in principio giuridico l”impensabile follia di sprecare sistematicamente, in modo consapevole e volontario, le fatiche sostenute e le risorse impegnate per imbastirli. Quanto al contrasto
alla corruzione, che dire? L’Europa può attendere! II crimine dei pubblici poteri, anche per essere gentilmente e oculatamente rimasto fuori dalle esenzioni dal regime della morte a data certa, sentitamente ringrazia. Non ringraziano, invece, i magistrati, sui quali -prosegue la nota- si abbatteranno ulteriori gravosissimi impegni e responsabilità nonostante per tutte le statistiche risultino già iper-produttivi rispetto ai colleghi degli altri Paesi europei. Ma non possono ringraziare nemmeno i cittadini. Non ci vuole molto a comprendere che la tagliola ai processi sarà una costante spada di Damocle sui diritti, tanto degli imputati quanto delle vittime. L’unica nota positiva è che i tempi che la riforma si è data per dispiegarsi in tutti i suoi effetti sono progressivi e limitati ai
reati commessi a partire dal 1′ gennaio 2020. Insomma, si è ancora in tempo per ripensarci. Invitiamo il Presidente, la Gec e tutti gli altri colleghi del Cdc a fare quanto nelle prerogative di ciascuno affinché le ragioni del no a questa riforma siano al più presto possibile espresse dall’Anm nella forma più solenne e siano programmate -conclude la nota- le iniziative necessarie per consentire ai magistrati di testimoniarle con la maggiore evidenza possibile».

Quanto alla pretesa eccezionale produttività dei nostri magistrati ricordiamo la polemica in atto sul periodo di ferie allungabile fino a 75 giorni con il periodo cuscinetto…..


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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