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Glasgow, CoP26: principe Carlo «è l’ultima spiaggia, per il clima scendiamo in guerra»

Carlo
EPA/Brian Lawless / POOL

LONDRA – «Il mondo deve mettersi in una disposizione di spirito bellica, da ultima spiaggia, di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici che incombono sul pianeta». Lo afferma il principe Carlo, erede al trono britannico, nel suo discorso alla CoP26, la conferenza Onu sul clima che entra oggi nel vivo a Glasgow, il cui testo è stato anticipato ai media. Dobbiamo metterci sul piede di guerra, le parole del principe, ambientalista storico chiamato già ieri a salire in cattedra a Roma dinanzi ai leader del G20 e oggi presente a Glasgow veste di co-reggente di fatto, in assenza della 95enne regina Elisabetta, tenuta a riposo dai medici.

L’umanità ha esaurito il tempo per invertire la rotta sui cambiamenti climatici che minacciano il pianeta: «Resta un minuto prima della mezzanotte, se non saremo seri qui e ora per i nostri figli sarà tardi». E’ il messaggio che il premier britannico Boris Johnson rivolge ai leader del mondo aprendo oggi la CoP26, secondo le anticipazioni di Downing Street. «Dobbiamo passare dalle parole all’azione reale su carbone, automobili, denaro (da investire nella transizione) e alberi: non è più tempo di speranze, obiettivi o aspirazioni, bensì di impegni e scadenze concrete verso il cambiamento».

Il presidente britannico della CoP26, Alok Sharma, si è detto oggi cautamente fiducioso dei risultati emersi dal G20 di Roma in materia di impegni sui cambiamenti climatici, con l’indicazione dell’obiettivo di arrivare a garantire il contenimento del surriscaldamento terrestre non oltre 1,5 gradi in più entro la metà del secolo o vicino a quella scadenza. I giovani che protestano hanno tutto il diritto a essere arrabbiati perché i leader del mondo collettivamente hanno finora fallito, ha aggiunto Sharma, evocando progressi dall’epoca dell’accordo di Parigi per ridurre la curva del surriscaldamento verso i 2 gradi in più, ma ribadendo che occorre fare di più che la CoP di Glasgow, destinata a entrare nel vivo domani, è l’ultima speranza migliore al riguardo.

A margine dell’apertura dei lavori di Glasgow, i media britannici hanno riferito che al momento sono 49 i Paesi a essersi impegnati a ridurre le emissioni nocive fino a garantire il tetto di 1,5 entro il 2050, mentre altri 40 hanno fatto sapere di volersi avvicinare a quella scadenza. Secondo la Bbc, Cina, India e Russia restano tuttavia legate come data di riferimento al 2060.

Il Regno Unito dà l’esempio e mette sul piatto 12,6 miliardi di sterline nei prossimi 5 anni (quasi 15 miliardi di euro, o 3 miliardi annui) per aiutare la transizione verso un’economia globale sostenibile, il taglio delle emissioni di carbonio, il contrasto dei cambiamenti climatici anche nei Paesi meno ricchi. Lo annuncia il premier Boris Johnson, aprendo in veste di padrone di casa i lavori della CoP 26 di Glasgow, cruciale conferenza internazionale Onu sul clima, e suggellando un incremento degli impegni britannici pari a un miliardo di sterline in più rispetto a quanto indicato nel 2019, stando alle anticipazioni del suo intervento diffuse da Downing Street. Nella nota governativa si sottolinea come il Regno sia stato il primo Paese al mondo a fissare per legge l’impegno all’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050, con un taglio del 68% già per il 2030; come abbia fatto grandi progressi verso l’azzeramento dell’energia prodotta dal carbone nel 2024, avendola ridotta al 2% del suo fabbisogno elettrico fin dal 2020 contro il 40% di un decennio fa; come si sia impegnato a mettere fine alla vendita di veicoli nuovi diesel o a benzina pure nel 2030; e come abbia triplicato i piani nazionali di rilancio verde attraverso la promessa di piantare 30 milioni di alberi sull’isola ogni anno fino alla scadenza delle legislatura attuale nel 2024.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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