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Covid-19: genesi e sviluppo, i rimedi. La spiegazione di un ricercatore italiano (video)

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EPA/JUSTIN LANE

ROMA – In merito all’origine del virus Covid-19 si sono fatte molteplici ipotesi, ma quella prevalente è forse una diffusione accidentale, non voluta, dal laboratorio cinese di Wuhan, dove erano in corso esperimenti in materia. Per ulteriore informazione dei nostri lettori diffondiamo il parere del professor Joseph Tritto, medico e ricercatore italiano, presidente del World Academy of BioMedical Technologies. Il quale fornisce molte notizie sul virus, la sua genesi, sul laboratorio di Wuhan.

«Il coronavirus è una chimera ricombinante creata in laboratorio, spiega Joseph Tritto, nel suo libro Cina Covid 19: Questo virus chimerico è una ricombinazione di un virus derivato da una specie particolare di pipistrello e dal pangolino. Due specie diverse che vivono in due nicchie ecologiche diverse, quindi è molto difficile giustificare come queste due specie ecologicamente distanti possano incontrarsi”. Il professore ipotizza, quindi, che ci sia stato un vettore intermedio che ha assorbito questo virus ricombinante e poi lo ha trasmesso all’uomo.

Joseph Tritto sostiene inoltre che il virus sia nato in laboratorio: «Tutto nasce dalla prima epidemia Sars 1 scoppiata in Cina nel 2002, quando si individua l’origine dell’epidemia nel coronavirus del pipistrello”. Il professore spiega che ci fu una campagna di raccolta di virus dalle feci dei pipistrelli per creare un’apposita banca dati e alla fine la Cina si mise in contatto con altri scienziati Usa. L’obiettivo? Sviluppare tecniche di ricombinazione chimerica in vitro in laboratorio, manipolando il genoma, in maniera da trovare gli elementi responsabili sia della contagiosità che della virulenza. “In questo modo comincia la storia dei primi ricombinanti chimerici sviluppati nei laboratori di Wuhan, con una collaborazione intensa tra i virologi cinesi e i virologi americani», continua Tritto.

Ecco perché secondo il professore, l’ipotesi più accreditata è quella di una fuga accidentale dal laboratorio di Wuhan dei ceppi virali patogeni che si sono dispersi nella popolazione circostante. Tritto chiarisce che sono due le varianti di questo virus: la variante S, molto contagiosa ma poco virulenta, e la variante L, poco contagiosa ma molto virulenta. Poi la propagazione nel mondo ha fatto insorgere altre varianti che si sono ricombinate in maniera diversa a seconda degli ambienti geografici. Sul vaccino, infine, il professore ritiene che il solo Paese in grado di farlo è la Cina, che ha creato e possiede la matrice originaria. Gli altri Paesi potranno sviluppare solo vaccini specifici per il ceppo prevalente nella regione di interesse.

Ma aggiunge: «I vaccini possono attenuare l’impatto della pandemia, ma questo virus costruito in laboratorio non lo si neutralizza solo con la strategia vaccinale. Oltre 200 farmaci già disponibili, ben conosciuti ed utilizzati per altre indicazioni, hanno dimostrato un’efficacia clinica evidente nelle fasi precoci della malattia e ridotto il tempo di degenza e mortalità nelle fasi progressive del COVID ».

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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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