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Kiev resiste: 18mila fucili ai volontari. Sparano ai carri armati. Tanta gente stipata nella metro

Volontari armati di fucile nelle strade di Kiev (Photo by Daniel LEAL / AFP)

KIEV – La capitale dell’Ucraina, Kiev, si prepara alla terza notte di assedio. E non sa cosa aspettarsi. Perché ora s’inizia a fare sul serio. Missili e contraerea sono capaci di creare pesanti danni e quando ragliano le sirene d’allarme, adesso, si corre davvero ai ripari nel minor tempo possibile. Eppure la capitale non è ancora caduta. Le forze ucraine stanno opponendo resistenza, forse più del previsto, e i tank di Putin non sono ancora apparsi al Maidan. Ma sono vicini. Circa 10-15 chilometri, stando al tam-tam. Dunque si tenta il tutto per tutto. Come i 18 mila fucili distribuiti alle milizie di volontari.

RESISTENZA – La città naturalmente è deserta. Meglio. Quasi deserta. C’è sempre qualcuno in cerca di pane, o di altri generi alimentari, o di medicine. Peccato che, perlomeno nel centro, la grande serrata abbia reso questo carosello sempre più complicato. Resistono i piccoli alimentari a conduzione famigliare. Compri quel che trovi – e ringrazi pure. Pure i ristoranti sono chiusi, ovvio. Quindi mangiare, a Kiev, non è più una cosa tanto scontata in questi giorni. E stiamo parlando di una metropoli di oltre tre milioni di persone. Nuova gradazione di surreale rispetto all’onirica giornata di giovedì. Ma l’essere umano, si sa, si abitua a tutto. Ciò che sorprende è quanto velocemente. Ormai si vive alla giornata. Gli hotel all’improvviso possono chiudere, il personale manca, soprattutto per due ragioni: o è scappato ad ovest o ha imbracciato le armi. Forse proprio uno dei quei 18 mila fucili.

NEMICO – Le file ai centri di reclutamento sono continuate anche oggi. Intorno ai palazzi governativi, si sparava, stando a diverse testimonianze. Nel mentre i blindati sono entrati nel cuore della città e hanno preso posizione nei punti strategici, pronti a fronteggiare le truppe russe. Il ministero della Difesa ha rivolto un appello agli abitanti chiedendo di non registrare e soprattutto non pubblicare sui social le operazioni. Per non dare un vantaggio al nemico. Ma gli uomini prima di raggiungere i mezzi devono salutare le loro famiglie e si sono viste scene strazianti: padri che lasciano le figlie piccole, entrambi in lacrime, amanti che si abbracciano nello strazio, madri che accarezzano il capo dei loro maschi e li vedono scomparire a bordo di mezzi scassati, chissà dove.

TANK BLOCCATI – A Kiev oggi è guerra in piena regola. E non è troppo esagerato il paragone con la Seconda guerra mondiale. Le stazioni della metro sono ormai rigonfie di persone spaventate, con i vagoni posteggiati lungo i binari ad accogliere le persone. Solo ieri sera, la metro funzionava. Ma ieri era ieri, il film è cambiato in un baleno. Ed è la notte che aggiunge sempre un tassello in più, che rincara la dose, spinge il conflitto un pezzettino più in là. Quindi si attende, un’attesa snervante. I tank accerchiano la capitale, ma per ora non avanzano. Putin prende tempo, non si sa se per la sua strategia del caos o perché spaventato dalle perdite, che stando ai canali ufficiali ucraini sarebbero “ingenti” tra i russi. Tutti sperano in una notte più clemente, senza alzarsi ogni mezz’ora, ciondolando, per buttarsi in un rifugio o, più realisticamente, in uno scantinato.


Gilda Giusti

Redazione Firenze Post

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