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Putin minaccia il ricorso al nucleare, ma sa benissimo che non potrà farlo

Vladimir Putin domenica ha ordinato alle forze nucleari russe di tenersi pronte. Ne ha aumentato nel giro di pochi secondi il livello di allerta. Molti si chiedono se siamo davvero sull’orlo di una guerra nucleare o se si tratta di una minaccia dello Zar per avere più forza contrattuale nei negoziati. Come il sistema americano, anche quello russo si basa su quattro livelli di allarme: uno costante, un altro elevato, un altro ancora di pericolo militare imminente e un ultimo di massima allerta. Per ora Putin si è fermato, si fa per dire, al secondo gradino di allarme. Ma come sono dislocate le batterie dello Zar? Al confine con l’Ucraina e nell’exclave russa di Kaliningrad sono schierati missili ambigui: gli Iskander e i Kinzhal. Entrambi possono essere armati con testate nucleari o convenzionali. Il secondo serve per colpire a 1.500-2.000 km di distanza portaerei, centri di comando e controllo, siti di difesa missilistica e città industriali. Vola dieci volte più veloce del suono. Schierato anche in Siria, tiene sotto tiro tutte le capitali europee o quasi, Ma Putin non attaccherebbe mai un Paese europeo o della Nato, perché si esporrebbe a una rappresaglia immediata. Nella guerra ucraina non ha bisogno delle armi nucleari, avendo una superiorità convenzionale schiacciante.
Mosca ha 4.477 ordigni: 1.588 testate sono sempre in allerta. I bombardieri potrebbero montare più di 600 missili cruise nucleari. In caso di lancio di un missile russo, scatterebbe il sistema americano del ‘launch on warning’, sorta di dente per dente in tempo reale, con la risposta di forze equivalenti a quelle attaccanti, individuate quasi istantaneamente dal sistema di allerta precoce, senza avere la certezza che il missile russo in arrivo monti o meno testate nucleari.
Putin non dimentica certo che la Nato è un’alleanza nucleare. Cento bombe tattiche americane da 0,3 a 340 chilotoni sono dispiegate in Europa, sotto il regime della doppia chiave, a Keine Brogel, a Volkel, a Buchel e in Italia, a Ghedi Torre. Altre sono direttamente integrate nelle basi statunitensi di Aviano, sempre in Italia, e di Incirlik, in Turchia. La Francia ha il suo deterrente atomico con 280 testate pronte all’uso sui sottomarini e sui cacciabombardieri. Il Regno Unito ne ha almeno 120. L’Italia non ne ha, ma funge da base di quello Usa. Gli americani fanno storia a sé. Hanno 3.800 atomiche, 1.400 delle quali sui missili balistici intercontinentali, terrestri e sottomarini, e 300 sui bombardieri strategici.

Si tratta sicuramente di un deterrente sufficiente ad annullare i vantaggi di un attacco russo e a congelare il rischio di una guerra. Questo Putin e i suoi consiglieri lo sanno perfettamente, ed in questo confidano le democrazie occidentali per scongiurare il pericolo di una catastrofe.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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