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Processo all’Italia dopo l’addio ai mondiali. Ecco i colpevoli: Figc, giocatori, procuratori, società

Mario Draghi e Gabriele Gravina dopo la vittoria dell’Italia agli Europei: ora tutti devono interrogarsi e battere nuove strade ANSA/FABIO FRUSTACI

Artemio Franchi, il più grande dirigente del calcio a livello planetario, quando stava cominciando la sua ascesa, a metà degli anni Sessanta, considerava un buco nero l’esclusione dell’Italia dai mondiali del ’58, fatta restare a casa dall’Irlanda del Nord. Diceva che quell’esperienza, amarissima e dannosissima, e allora unica, non si sarebbe mai più dovuta ripetere. Intuibile quale sarebbe il suo stato d’animo oggi, dopo la seconda esclusione consecutiva degli azzurri dalla fase finale del mondiale. Un fallimento totale. Perchè questa volta non si tratta di doversi rialzare da una caduta episodica, come nel 1966 con la Corea del Nord, l’atroce beffa con la Macedonia è il sintomo di una malattia che ha tante componenti e da cui sarà complicato guarire. Daicluballa federazione, dai tecnici ai giocatori, dai procuratori ai vivai, tanti sono i soggetti coinvolti, con l’assoluzione dietro l’angolo: tanti colpevoli, nessun colpevole. Ma l’accusa è pesante. Perdonate l’immodestia, ma io questa accusa la posso sostenere. Perchè vedo e seguo tutto, da cronista sportivo e non sportivo, da oltre mezzo secolo (proprio oggi, 25 marzo, l’Ordine mi ha dato la medaglia d’oro per i 50 anni di professione), ma non faccio il professorino in cattedra. Elenco fatti e situazioni. Seguitemi, se volete.

MANCINI E CARENZE ORGANICO – Da Bearzot in poi, i ct hanno spesso preferito affondare coi fedelissimi piuttosto che predisporre un ricambio. Mancini aveva meno motivi per farlo, a distanza di pochi mesi dall’Europeo vinto (non avendo pero’ Spinazzola e Chiesa). Lo spirito di squadra sembra essersi pero’ dissolto, come la forma di quasi tutti. Donnarumma paga scelte commerciali, Immobile e Insigne non sfondano mai in azzurro, in difesa c’e’ solo Bastoni a rimpiazzare i veterani acciaccati. I giovani del Sassuolo hanno poca esperienza ad alti livelli perche’ le squadre hanno in schiacciante maggioranza stranieri, anche quelli che non fanno la differenza.

TECNICI POCO CORAGGIOSI – Ci sono i grossi nomi (Sarri, Mourinho, Allegri), gli esperti in predicato di vincere (Pioli, Spalletti, Inzaghi, Gasperini), i giovani dotati (Italiano, Dionisi, Tudor), ma la differenza con le partite di Premier e Liga e’ abissale. E non e’ questione solo del valore dei giocatori. In Italia (salvo rare eccezioni) ci sono interminabili giri palla, uno sterile e noioso controllo senza affondare sulle fasce. Come predica inascoltato Sacchi, mancano personalità, coraggio, visione. Si delega troppo ai (pochi) campioni, che decidono sempre meno.

CLUB EGOISTI – Troppi galli in un pollaio senza un equilibrio di visione e interessi fra grandi e piccoli. Meglio spartirsi qualche osso che programmare per crescere. Rimandare un turno per aiutare Mancini è stato bocciato senza discussioni. E non basta a giustificare questa miopia le ingenti somme perse in due anni causa covid. Le big sognano i soldi sicuri della Superlega ma gestiscono male bilanci sempre piu’ in rosso. Lo scandalo delle plusvalenze, che riguarda parecchiclub, è un altro aspetto della vicenda, che ricorda i metodi di gestione approssimativa dei padri padroni degli ultimi decenni del secolo scorso. Ora c’è anche un’inchiesta per falso in bilancio.

FIGC – Molto difficile il compito del presidente Gravina, chiamato a gestire la nazionale confliggendo spesso con gli interessi deiclub. Cambiare le regole, riformare i campionati e ridurre il numero delle squadre in A (Artemio Franchi lo fece dopo la Corea: vince l’Europeo ’68 e ottenne il secondo posto al Mondiale del ’70, ndr) è un progetto che continua ad essere in salita, mentre suscitano tensioni il rinnovamento arbitrale e polemiche l’utilizzo spesso discutibile della Var. Sul futuro azzurro (l’eliminazione costerà intorno ai 100 milioni) ora ci sara’ il tiro al piccione contro Figc e Mancini. Ma sembra più auspicabile un rinnovamento di metodi, piu’ che il cambio del ct. Sarebbe necessaria un’assunzione di responsabilita’ delle varie componenti che, al di la’ delle parole di circostanza, non ci sarà. Tutti continueranno a proteggere il proprio orticello.

VIVAI, PROCURATORI, TV – Le squadre Primavera sono piene di stranieri. Costano meno, vengono presi ‘all’ingrosso’, procurano cospicui introiti di intermediazione. I procuratori guadagnano cifre esorbitanti daiclubanche per i rinnovi di contratto e questo corto circuito ha fra le conseguenze che e’ ridotto il numero di calciatori, di interesse per la nazionale, che giocano neiclubche contano. Il beffardo risultato è però che queste squadre perdono anche non promuovendo giocatori italiani. All’estero (gli spagnoli insegnano cion le faviolose cantere) funziona diversamente.

CRISI SENZA FINE – Il titolo di campioni d’Europa ha solo mascherato una crisi infinita. Il doppio mondiale senza azzurri viene dopo l’uscita ingloriosa dai gironi finali 2010 e 2014. L’ ultima Champions e’ stata vinta 12 anni fa, poi due finali perse chiaramente dalla Juve (2015 e 2017, contro Barcellona e Real Madrid); l’ultima semifinalista e’ stata la Roma 2018 (con Alisson e De Rossi). Negli ultimi tre anni, la Juve è uscita agli ottavi con Lione, Porto e Villarreal. L’esclusione dal Mondiale contro la Macedonia brucia più di quella con la Svezia. Ma l’Italia deve ricominciare da queste macerie: quattro titoli mondiali non devono restare nelle pagine dei libri di storia, ma aiutare a ripartire. Artemio Franchi, a suo tempo, lo seppe fare. Il problema è che un altro dirigente che gli assomigli almeno un po’ non riesco a vederlo.


Sandro Bennucci

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