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Redditi 2020: pochi ricchi. Autonomi al top. Lavoratori dipendenti e pensionati sempre più poveri

Lo diceva Troisi: non ci resta che piangere. L’Italia del 2020, fiaccata dalla pandemia, ha fatto dichiarazioni dei redditi da Paese povero, in recessione. E ho paura che sia ancora peggio nel 2021 e, soprattutto, quando faremo i conti di questo 2022 devastato dalla guerra in Ucraina. La ripresa vera non la vedono nemmeno gli economisti ottimisti, quelli che alitano accanto alla politica. Sono calati, come detto, nel 2020, i redditi dichiarati dagli italiani e il giro d’affari che alimenta l’Iva. Italia è spaccata tra Nord e Sud e sono sempre meno coloro che dichiarano redditi alti: appena il 4% è sopra i 70mila euro. Gli autonomi dichiarano oltre il doppio dei dipendenti. I pensionati dichiarano pochissimo. Il quadro è fornito dalla consueta rilevazione del ministero dell’Economia che traccia il quadro ‘difficile’ del 2020. Quadro destinato, anche sul fronte delle dichiarazioni, ad aggravarsi per gli anni successivi quando agli effetti del Covid sull’economia italiana di sommeranno quelli della guerra in Ucraina.

RICCHI – Nel frattempo il Mef fotografa la solita ‘frattura’ tra il Nord ed il sud del Paese “il reddito complessivo totale dichiarato nel 2020 ammonta a oltre 865,1 miliardi di euro (-19,4 miliardi rispetto all’anno precedente) per un valore medio di 21.570 euro, in calo dell’1,1% rispetto al reddito medio indicato l’anno precedente nelle dichiarazione dei redditi. L’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (25.330 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (24.770), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (15.630 euro); anche nel 2020, quindi, rimane cospicua la distanza tra le regioni centro-settentrionali e il Sud. Frattura che riguarda anche la differenza ‘storica’ tra autonomi, dipendenti ma soprattutto pensionati: il reddito medio 2020 più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 52.980 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 19.900 euro.

LAVORATORI DIPENDENTI – Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è invece pari a 20.720 euro, quello dei pensionati a 18.650 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 16.450 euro. “È opportuno ribadire – rimarca il Mef – che per ‘imprenditori’ nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attività economica in forma societaria”. Ma le differenze più marcate si vedono anche nelle ‘classi di reddito’ in un Paese che ha il poco invidiabile record dell’evasione fiscale (oltre 110 miliardi l’anno): “Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo nel 2020 il Mef osserva che circa il 27% dei contribuenti, che dichiara circa il 4% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15.000 euro; in quella tra i 15.000 e i 70.000 euro si posiziona circa il 70% dei contribuenti, che dichiara il 67% dell’Irpef totale, mentre solo circa il 4% dei contribuenti dichiara più di 70.000 euro, versando il 29% dell’Irpef totale”.

IVA – La contrazione di reddito è comunque palese per tutti e l’Iva, cartina di tornasole dell’Economia, mostra segni di arretramento: sono circa 4,2 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva per il 2020, in aumento dello 0,3%. Si tratta di un anno “molto particolare, in cui si riscontra una marcata contrazione delle principali grandezze Iva, quali il volume d’affari, il totale acquisti, la base imponibile e l’Iva di competenza, a causa dell’impatto del Covid sull’Economiaitaliana. Il volume d’affari dichiarato nell’anno d’imposta 2020 è stato pari a 3.195 miliardi di euro, il calo del 10,2%. Circa il 60% del volume d’affari è costituito dalle operazioni imponibili, pari a 1.896 miliardi di euro (-10,2% rispetto al 2019). Insomma, queste cifre miscelate al caro bollette e alla guerra in Ucraina disegnano un quadro cupo. Troisi lo diceva: non ci resta che piangere. Ma speriamo di smettere presto.


Sandro Bennucci

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