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I comuni aumenteranno ancora l’addizionale Irpef col permesso del governo

Italian Prime Minister Mario Draghi (L) and Italian Economy Minister Daniele Franco (R) ANSA/Roberto Monaldo / POOL

Il governo Draghi continua a prevedere salassi per le tasche degli italiani, anche consentendo aumenti delle addizionali Irpef ai voraci enti territoriali. Dopo che molte regioni hanno determinato le nuove addizionali sulla base degli scaglioni Irpef rideterminati dal Governo, approfittando della circostanza per applicare aumenti, lo stesso governo autorizza adesso anche i Comuni ad innalzare le aliquote di loro spettanza. E lo fa non con una norma alla luce del sole, ma infilando una disposizione che aumenta i prelievi in un provvedimento che invece prevede aiuti. Aiuti che sono diretti ai comuni disastrati, cioè a quelli amministrati peggio, che possono rifarsi sui contribuenti con l’autorizzazione governativa.

Draghi e Franco dunque consentiranno ai capoluoghi con i conti in rosso di alzare le aliquote Irpef. Nella nuova formulazione del “Decreto aiuti” messa a punto dal Consiglio dei ministri è spuntato un piano per aiutare i comuni in difficoltà. Così recita il provvedimento relativo: “Al fine di favorire il riequilibrio finanziario, i comuni capoluogo di provincia che hanno registrato un disavanzo di amministrazione pro-capite superiore a 500 euro, entro 60 sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto aiuti possono sottoscrivere un accordo per il ripiano del disavanzo tra il Presidente del Consiglio dei ministri o un suo delegato e il Sindaco”. Per arrivare al riequilibrio finanziario, si legge ancora, i comuni possono, tra le altre cose, “deliberare l’incremento dell’addizionale comunale all’IRPEF, in deroga al limite previsto dalla legge, in misura non inferiore allo 0,2%”. Per gli sperperi dei politici paga sempre Pantalone, visto che l’Irpef colpisce senza pietà soprattutto lavoratori a reddito fisso e pensionati.

Nel 2019 il gettito complessivo delle addizionali ammontava a 5 miliardi di euro e coinvolgeva 30,4 milioni di contribuenti, con un prelievo medio di circa 200 euro. La tassa è stata negli anni una fonte di finanziamento largamente utilizzata dagli enti, che hanno preso negli anni tutto quello che potevano prendersi.

E ora la morsa sui contribuenti potrebbe essere ancora più stretta. Anche per questo molti cominciano fortemente a dubitare che Draghi sia ancora Supermario e pensano che invece sia tornato fra i comuni mortali, confrontandosi con la dura realtà quotidiana.


Ezzelino da Montepulico


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