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A Villa Vogel con «Georges Brassens, amico mio» di Beppe Chierici si celebra il grande cantautore franco-lucano

Georges Brassens

FIRENZE – Venerdì 10 giugno alle 18.30 nella Sala Consiliare di Villa Vogel (via delle Torri 23, Firenze) si presenta il neonato libro «Georges Brassens, amico mio» di Beppe Chierici (ed. Villani, 2022); coordinati da Giancarlo Passarella, parleranno lo stesso Beppe Chierici (che ha tradotto anche tutte le canzoni del sommo chansonnier), il suo editore Franco Villani, e Barbara Innocenti, ricercatrice di Letteratura francese all’Università di Firenze. Non è un libro come un altro scritto da un esperto come un altro: Beppe Chierici è a sua volta un cantautore che, a metà anni Settanta, si guadagnò un pubblico apprezzamento da parte di Brassens, che in una lettera apparsa su Paese Sera scrisse «Ero convinto che la maggior parte delle mie canzoni – e specialmente quelle chiamate paillardes, in cui le parole non hanno poi quei significati scabrosi che sembrano avere – non potessero assolutamente essere tradotte. Il mio amico Chierici mi ha fatto ricredere e smentisce il noto detto traduttore-traditore. Inoltre si è concesso il lusso di metter su un’opera originale e personale, pur rispettando in tutto lo stile dell’autore, gli dico bravo e lo ringrazio calorosamente di esser riuscito a rendere godibili in italiano questi gauloiseries, ciò che non era affare da poco!». Come sa chiunque si diletti un po’ di canzone d’autore, il grande Georges Brassens, che se non fosse morto di cancro a soli sessant’anni ora ne avrebbe 100 e mezzo, ebbe molta influenza sulla cosiddetta “scuola genovese”; Fabrizio De André ne tradusse nel 1968 «Il gorilla», canzone del 1947 che, dietro la divertente storiella raccontata, veicolava un messaggio contro la pena di morte (in Francia abolita solo il 9 ottobre 1981, 20 giorni prima che morisse Brassens); il brano fu così bandito dalla radio francese, ma, come spesso accade alle canzoni censurate, diventò famoso anche fuori confine, perché all’epoca il francese lo conoscevano in tanti. Fra le 13 canzoni di Brassens tradotte da De André ci sono anche brani famosissimi come «Bocca di rosa» (Brave Margot), «La città vecchia» (Le bistrot), «Morire per delle idee» (Mourir pour des idées), «Le passanti» (Les passantes), «Marcia nuziale» (Marche nuptiale), «Nell’acqua della chiara fontana» (Dans l’eau de la claire fontaine”). Un altro nostro grande cantautore-traduttore di Brassens è stato Nanni Svampa, che ha adattato molte canzoni sia in dialetto milanese sia in italiano, ma nessuno, a parte Beppe Chierici, che di Brassens è stato collaboratore in vita, ha compiuto l’impresa di tradurre l’intero corpus (150 pezzi), lavorando nell’ultimo anno anche 20 ore al giorno pur di compierla, dopo che nel luglio 2021 Giancarlo Passarella aveva svegliato l’interesse dell’editore Franco Villani, originario come Passarella di un paese lucano vicino a quello donde veniva la madre di Georges Brassens (un meridionale a tutto tondo, visto per nascita era occitano). Villani ha reperito, per il volume, altri collaboratori che trattassero differenti aspetti dell’illustre cantautore di Sète, mentre lo stesso Passarella ne ha scritto l’introduzione e ha intervistato a tutto tondo Beppe Chierici, partendo anche da un suo cameo di attore nella serie televisiva DOC con Luca Argentero. Così, in un anno scarso di lavoro alacre e di scavo accurato, perché l’attenzione per i deboli e gli ultimi che caratterizza la scrittura di Brassens si comprende solo se si conosce l’humus nel quale è cresciuto, dando il giusto peso anche alla peculiarità della Basilicata, sempre nel cuore di sua madre, il libro ha visto la luce e venerdì 10 giugno, con l’ausilio dell’Associazione Culturale Lucana di Firenze, verrà presentato a Villa Vogel, dove si parlerà giustappunto di Georges Brassens, il Lucano.

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