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Anche l’Ocse prevede pil italiano in retromarcia, il governo intervenga per accelerare la ripresa

Ocse

ROMA – Dopo l’Eurostat che ha posto l’Italia di Draghi negli ultimi posti della graduatoria dell’Eurozona per la scarso aumento del Pil nel primo trimestre 2022, arriva anche una seconda mazzata per il premier dall’Ocse, che ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica dell’Italia.

Le stime per il 2022 indicano un +2,5%, mentre per il 2023 si prevede un ulteriore rallentamento a +1,2%. Un vero disastro per colui che era stato presentato dalla politica e dai mass media come il salvatore della Patria, la soluzione dei problemi italici.

“Le persistenti pressioni inflazionistiche legate alla guerra e l’incertezza frenano i consumi delle famiglie, rallentando la ripresa dei servizi. Nuovi incentivi per il settore privato e il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza attenueranno parte dell’impatto negativo delle interruzioni dell’approvvigionamento e dell’incertezza sugli investimenti”, si legge nel capitolo dell’Economic Outlook dedicato al Paese.

“Con il gas che rappresenta il 42% del consumo totale di energia – segnala l’Ocse –, i principali rischi per le prospettive sono i prezzi e le forniture dell’energia. Anche rendimenti obbligazionari nettamente più elevati potrebbero ridurre la crescita”.

Per quel che riguarda l’inflazione, il report segnala che quella complessiva è salita al 7,3% a maggio, trainata dall’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari. L’inflazione core ha raggiunto il 3,4%, riflettendo le pressioni sui costi di produzione e la normalizzazione dei prezzi nei servizi dopo la stagnazione legata al COVID.

“Sebbene le aspettative di inflazione continuino a crescere, l’inflazione salariale è attualmente contenuta. Il settore dei servizi ha contribuito sempre più alla creazione di posti di lavoro. La fiducia è fortemente diminuita all’inizio della guerra, ma si è stabilizzata ad aprile. Le imprese continuano ad avere posizioni di cassa comode, anche grazie alle garanzie statali passate e in corso”, spiega il documento, che alleggerisce sotto questo aspetto la posizione dell’esecutivo.

Purtroppo in Italia le forze politiche, maggioranza e opposizione, si concentrano su temi quali la guerra in Ucraina e il problema dell’invio delle armi a Zelensky, sul quale si paventa addirittura la crisi di governo ad opera di lega e M5S.

Gli italiani ormai sono stufi di Zelensky, di Putin, di Biden e di von der Leyen, vorrebbero che il governo prestasse maggiore attenzione ai problemi quotidiani della gente, all’aumento delle bollette, insostenibile per molti, alle rate di mutuo che crescono sempre più.

Il premier, complici i numerosi appuntamenti internazionali, presta ancora attenzione alla questione della pace in Ucraina (che gli interessati e Biden sembrano non volere), ai sacrifici che dovremmo sopportare per scongiurare i danni derivanti dalla prosecuzione del conflitto, anche se, conscio della gaffe commessa, non ha più invitato gli italiani, sotto una cappa di caldo afoso, a rinunciare all’aria condizionata per favorire la pace di chi non la sta cercando. E punta tutto sui fondi che dovrebbero arrivare dall’Europa per finanziare la realizzazione del Pnrr nazionale, nodo fondamentale per rilanciare l’economia, anche se alcune regioni e comuni ancora sembrano in netto ritardo con i progetti da presentare per rispondere convenientemente all’appuntamento europeo. Dunque molte responsabilità della situazione non sembrano da addebitare al premier, ma è lui che, dall’opinione pubblica e dalla Ue, verrà considerato il responsabile della ripresa o meno del nostro Paese.


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Ezzelino da Montepulico


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