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L'ospedale di Empoli

Empoli: infermiere spiate sotto la doccia, spunta un terzo indagato

L'ospedale di Empoli
L’ospedale San Giuseppe di Empoli

FIRENZE – Si allarga l’inchiesta della Procura di Firenze sul caso delle infermiere spiate (con una
telecamera collegata a un monitor) nei bagni dell’ospedale San Giuseppe di Empoli con l’iscrizione sul registro degli indagati di una terza persona (anche in questo caso un tecnico della manutenzione), e
cresce il sospetto che i voyeur fossero molti di più. E’ quanto riferisce oggi l’edizione fiorentina della “Repubblica”.
Secondo le testimonianze delle vittime (un centinaio, tra infermiere e dottoresse, quelle che avevano accesso alle docce), il puntino scuro nella parete poi risultato una telecamera era li da molto tempo,
dall’inizio della pandemia, e altri fori nella parete erano stati notati in altri punti. In questi due anni, dunque, altri tecnici (e forse non solo loro) potrebbero aver avuto accesso al magazzino e usato il monitor.
Anche per questo le lavoratrici hanno fatto fronte comune e quasi in blocco si sono rivolte alle forze dell’ordine. Circa 80 le denunce depositate in questi mesi. “Molte di queste donne sono rimaste segnate, hanno visto violata la propria intimità sul lavoro, mentre si impegnavano per il prossimo – commenta l’avvocato Antonio Rovini, il cui studio assiste ben 35 tra infermiere e dottoresse – quello che è successo è molto grave, non passi in alcun modo l’idea che sia stata una goliardata. Aspettiamo la fine delle indagini, ma è chiaro che il sospetto è in tanti sapessero di quello schermo”.

A far partire l’inchiesta, nel maggio scorso, proprio un’infermiera. Dopo aver a lungo ‘studiato’ quel puntino nero, si è confrontata con un’amica e insieme a lei ha deciso di andare a fondo. È così saltata
fuori la telecamera, collegata al monitor (sistemato su una scrivania appena nascosto da un camice) tramite un cavo di trenta centimetri. Lo schermo, hanno accertato i militari, non poteva registrare:
impossibile, però, escludere che i voyeur si servissero di un altro apparecchio.
Anche per questo motivo il pubblico ministero Sandro Cutrignelli ha delegato accertamenti nel massimo riserbo. Il reato ipotizzato è di interferenze illecite nella vita privata, ma nel caso emergessero elementi per ipotizzare la diffusione di immagini via web potrebbe essere contestato il reato di revenge porn.

Su questo versante la polizia postale ha controllato anche gli anfratti più reconditi del web, al momento senza trovare riscontri.

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