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Giornalisti: è morto Omar Monestier, direttore del Piccolo e del Messaggero Veneto. Aveva guidato anche il Tirreno

UDINE – E’ morto nella notte, fra domenica 31 luglio e lunedì 1 agosto 2022, Omar Monestier, direttore del Piccolo di Trieste e del Messaggero Veneto di Udine. Era molto conosciuto anche in Toscana per aver guidato il Tirreno di Livorno. Il giornalista ha avuto un malore nel corso della notte mentre era a casa. Nato a Belluno il 23 settembre 1964, Monestier viveva a Moruzzo (Udine), ma da quando aveva assunto la doppia carica si alternava tra Trieste e il Friuli. Prima di assumere la doppia carica, era stato dal 2012 direttore del Messaggero Veneto di Udine e Pordenone, e prima ancora del Mattino di Padova. Profondo cordoglio è stato espresso anche dal presidente Sandro Bennucci e da tutti gli organismi dirigenti dell’Associazione Stampa Toscana.

“Ci ha lasciato prematuramente, in punta di piedi, un grande bellunese, un veneto Doc, un giornalista stimato in Veneto, ma anche in altre regioni d’Italia, in cui ha lasciato la sua impronta indelebile come il Friuli e il Trentino. Il tocco della sua penna non si puo’ scordare, per la finezza, per la concretezza e per il rispetto e la ricerca della verita’ che hanno sempre contraddistinto i suoi articoli, elevandolo cosi’ anche ruoli direzionali e di alto livello”. Cosi’ Luca Zaia, presidente del Veneto, per la scomparsa del giornalista e direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier.

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Ho conosciuto e apprezzato Omar Monestier quando dirigeva, fra il 2003 e il 2008, il Mattino di Padova. Ero allora prefetto di quella città e, in un periodo molto complicato dal punto di vista politico e dell’ordine pubblico, avevamo deciso di incontrarci abbastanza spesso per confrontare i nostri punti di vista. Mi è successo, da prefetto in carica, con pochi giornalisti, ma ho presto compreso che la professionalità e il rispetto dei codici della sua professione imponevano a Omar uno scambio franco e obiettivo delle reciproche opinioni, senza profittare, dal suo canto, di informazioni fornite per comprendere meglio la situazione, ma che dovevano essere pubblicate con molta precauzione.

Si creò così quasi un’amicizia, fondata sulla stima e rispetto reciproco, e il quotidiano da lui diretto contribuiva spesso a spiegare al pubblico le ragioni e il fondamento dell’azione delle istituzioni dello Stato sul territorio. Soprattutto in un periodo particolare, nel febbrai 2007, quando fu scoperto che, proprio a Padova, c’era un nucleo collegato alle Nuove Br, dopo gli arresti della magistratura milanese.

Quando partii da Padova per raggiungere Torino, mi confessò (frase che mi commosse e mi rese felice): “non avrei mai immaginato di affezionarmi tanto a un prefetto”. L’ho rivisto per l’ultima volta nel 2010, quando lui, insieme al sindaco Zanonato e al procuratore Calogero, presentò il mio libro “Il prefetto questo sconosciuto”. E anche in quell’occasione fu prodigo di elogi e attestati di stima. Se ne va uno dei migliori giornalisti che ho avuto occasione di conoscere e di frequentare.

Paolo Padoin


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