
Elezioni, accordo a sinistra: protestano Verdi e SI. Bonelli: “Troppo peso a Calenda, bambino viziato”

ROMA – Dopo l’esultanza di Letta e Calenda per l’accordo a sinistra arrivano già le prime contestazioni a sinistra. La firma dell’alleanza ha subito prodotto uno smottamento. Da tempo il Pd ha un dialogo anche con Sinistra Italiana e Verdi, che adesso chiedono “di verificare se ancora ci siano le condizioni di un’intesa elettorale”. Per Nicola Fratoianni (Si), “l’accordo tra Pd e Azione/+Europa è legittimo ma non vincolante sul tema programmatico”. Non piace il richiamo al governo Draghi, che vedeva Si e Verdi all’opposizione, e diversi passaggi, come quello sul via libera ai rigassificatori. Un chiarimento è in programma a breve: Letta incontrerà Fratoianni e Angelo Bonelli (Verdi) domani pomeriggio, al Nazareno.
BONELLI – Calenda come un “bambino viziato, ma l’accordo col Pd va controbilanciato sul piano dei contenuti e sul piano della presenza: perchè Azione che vale più o meno quanto noi, deve pretendere un peso elettorale che non ha?”. Lo dice Angelo Bonelli, leader dei Verdi, in un’intervista al Corriere della Sera.
Bonelli ribadisce che l’offerta Dem di un diritto di tribuna “è una proposta irricevibile, noi siamo un progetto politico che si sta fortemente radicando e riteniamo di avere più voti dello stesso Calenda”.
E inoltre “l’accordo tra Pd e Calenda va rinegoziato. Bisogna controbilanciare la nostra presenza: perché Azione, che vale più o meno quanto noi, deve pretendere un peso elettorale che non ha? Non si può trattare Calenda come un bambino viziato che, siccome urla, mamma e papà gli danno tutto”.
Proprio il diritto di tribuna costituisce uno dei punti contestati. Siccome l’intesa prevede che nessun segretario di partito e nessun fuoriuscito da FI e M5s possa essere candidato nei collegi uninominali, il Pd ha offerto un posto nei listini proporzionali della sua lista Democratici e progressisti “ai leader di partiti e movimenti che entreranno a far parte dell’alleanza”: è il cosiddetto diritto di tribuna.
L’opportunità può tentare chi guida forze che rischiano di non raggiungere il 3% e quindi di non avere eletti. In Transatlantico, sono venuti subito in mente Bruno Tabacci e Luigi Di Maio, fondatori di Impegno civico. Nel pomeriggio di ieri, 2 agosto, il ministro degli Esteri ha incontrato Letta, seminando scompiglio nei parlamentari che lo hanno seguito nell’uscita dal M5s: “Se accetta il diritto di tribuna ci abbandona e Impegno civico salta”, commentava un deputato.
Bonelli, Calenda, elezioni, Letta
