Terremoti: sei anni fa distrutte Amatrice e Arquata del Tronto. Ricostruzione lenta. Gli esempi virtuosi del Friuli e dell’Emilia
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Sei anni, alle 3:36 del 24 agosto 2016, anni fa una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 devastò i Comuni di Amatrice, Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno). Era l’inizio di quella che l’Ingv definì la sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso. L’epicentro fu localizzato tra Accumoli e Arquata del Tronto, due Comuni distanti pochi km tra Lazio e Marche.
BELICE E FRIULI – – Nella mia carriera di cronista e inviato de La Nazione, venni inviato a raccontare tre terremoti: in Irpinia (1980), in Umbria (1997), all’Aquila (2009). Ebbene, a parte l’operosità di Zamberletti (il padre della Protezione civile italiana che conobbi in Irpinia e si dovette battere contro difficoltà immense) posso testimoniare che la ricostruzione, affidata a una poco efficiente macchina statale, è sempre stata lenta, piena di ostacoli burocratici e di ricorsi alla magistratura. E con speculatori pronti a riempirsi le tasche. Fece epoca, dopo il terremoto in Abruzzo, la telefonata fra due persone contente per quel che era accaduto… All’Aquila, a onor del vero, Berlusconi, allora presiente del consiglio, fece costruire casette d’emergenza per gli sfollati. E le consegnò. Dissero che non andavano bene. In Italia non va mai bene niente, quando si fa qualcosa. Abbiamo due esempi opposti: nel Belice, dopo il terremoto del 1968 (sono passati 54 anni) ci sono ancora i segni della devastazione e dell’emergenza. in Friuli (terremoto del 1976) tutto venne ricostruito a tempo di record ed è rimasto solo il ricordo delle vittime di Trasaghis, Gemona, Osoppo. Bravi anche gli emiliani: nel 2012 vennero colpite Modena, la Bassa Reggiana, l’Oltrepo’ mantovano. Si rimboccarono le maniche, sindaci e cittadini. E cominciarono rapidamente a ricostruire.
ARQUATA E AMATRICE – Anche il terremoto del Centro Italia ha vissuto, e vive, una ricostruzione non rapida e ricca d’incognite. Venne praticamente rasa al suolo Pescara del Tronto, frazione di Arquata. Sotto le macerie restarono 299 vittime: 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata (quasi tutte nella frazione di Pescara) e 11 a Accumoli. E’ il culmine della stagione turistica, nei territori colpiti si trovano visitatori ed ex residenti tornati nelle seconde case per la stagione estiva. Ingenti i danni a case, edifici pubblici, imprese, strade, beni culturali non solo nei tre Comuni, ma anche nei centri vicini, e anche in Umbria (la stessa notte viene registrata una scossa di magnitudo 5.4 a Norcia) e Abruzzo. I primi sfollati furono accolti negli alberghi di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), lungo la costa. Viene stilato un elenco di 62 Comuni compresi nel cratere sismico. Ma ripercorriamo le date del sisma, che non si è fermato al 24 agosto 2016, ma ha colpito anche dopo, lo stesso pezzo d’Italia
– 4 OTTOBRE 2016– A sorpresa papa Francesco visita le zone colpite: le sue immagini davanti alle rovine di Amatrice e di Pescara del Tronto fanno il giro del mondo.
– 26 OTTOBRE 2016– Due scosse con epicentro tra i Comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera (Macerata), devastano l’area dell’Appennino umbro-marchigiano: la prima alle 19:11 con magnitudo 5.4 e la seconda alle 21:18 con magnitudo 5.9. Ci sono danni e crolli anche nelle localita’ circostanti. A Camerino un campanile si abbatte su una casa: al momento del crollo non c’e’ nessuno, gli occupanti erano usciti dopo la prima scossa.
– 30 OTTOBRE 2016– Alle 7:40 una scossa di magnitudo 6.5, la piu’ forte registrata in Italia dopo il terremoto in Irpinia, con epicentro tra Norcia, Preci (Perugia) e Castelsantangelo sul Nera (Macerata), fa crollare la basilica di San Benedetto a Norcia, distrugge la frazione di Castelluccio di Norcia e fa peggiorare i danni segnalati in tutta l’area sino ad Arquata del Tronto e Amatrice. Inagibili gli ospedali di Tolentino (Macerata) e Amandola (Fermo). Il movimento tellurico viene avvertito in tutta Italia, fino in Austria e lungo la costa balcanica. Non ci sono vittime, ma il numero dei Comuni danneggiati sale a 131, il cratere sismico comprende Marche, Lazio, Umbria, Abruzzo e gli sfollati sono decine di migliaia. La scossa provoca inoltre effetti idrogeologici sulla portata del fiume Nera e una spaccatura sul monte Vettore.
– 18 GENNAIO 2017– Quattro scosse fanno tremare la terra in Abruzzo, in provincia dell’Aquila: la prima alle 10:25 di magnitudo 5.1 con epicentro a Montereale; la seconda di magnitudo 5.5 alle 11:14 con epicentro a Capitignano; la terza alle 11:25 di 5.4 con epicentro a Pizzoli; la quarta di magnitudo 5.0 alle 14:33 con epicentro a Cagnano Amiterno. Ci sono altri danni e crolli, compreso quello del campanile della chiesa di Sant’Agostino a Amatrice: ci sono state abbondanti nevicate e una persona muore nel crollo di una stalla. Alle 17:40 una valanga si abbatte sull’Hotel Rigopiano a Farindola (Pescara), dove restano intrappolate 40 persone: 11 i sopravvissuti, 29 le vittime.
– 11 APRILE 2018– Una scossa di magnitudo 4.6, la piu’ potente dal novembre 2016 nel Maceratese, con epicentro a 2 km da Muccia (Macerata), a una profondita’ di 9 km, sveglia gli abitanti che si riversano in strada e viene avvertita anche in altre localita’ delle Marche.
–16 LUGLIO 2021– Due scosse di terremoto, la prima di magnitudo 2.6 e la secondo di 3.6 vengono registrate nella zona di Norcia dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Secondo alcuni testimoni vengono recedute da un boato.
PREVENZIONE – Il governo che nascerà dal voto del 25 settembre dovrà affrontare anche il problema terremopti, nella sua complessità. Dando impulso alla ricostruzione dove ancora è ferma o va troppo a rilento. E soprattutto guardando a una protezione civile che deve diventare ancora più agile e dinamica. E pianificando tutte le nuove costruzioni andando oltre le vecchie norme antisismiche, ma innovando ancora. Investire sulla stabilità delle costruzioni significa avere un conto assai minore in caso di eventuali danni. Tagionamento elementare? Certo, ma bisognerebbe farlo entrare in testa a tante amministrazioni che si preoccupano poco di come e dove si costruisce. Ci sono quartieri venuti su in zone a rischio alluvione, con gente che poi si lamenta se un fiume gli porta via la camera da letto. Il cronista non è un tecnico, ma ha dovuto raccontare troppi drammi che si sarebbero potuti evitare con quella cosa semplice e preziosa che si chiama buon senso.