Stop al gas russo: forniture alternative e risparmi di energia. Si prevedono sacrifici
Il tetto al prezzo del gas potrebbe ridurre in maniera significativa il costo sul mercato, con riflessi positivi anche per cittadini e imprese, e importanti risparmi in bolletta. Il possibile stop delle forniture russe comporterebbe però conseguenze serie per l’Italia, che dipende ancora per circa il 20% dalle importazioni da Mosca.
Il nostro Paese si prepara da tempo a possibili emergenze per l’inverno: la capacità di stoccaggio di gas è pari a 17,5 miliardi di metri cubi (di cui 4,5 sono riserve strategiche). Al momento i depositi sono pieni all’82,5% e l’obiettivo è arrivare al 90% entro ottobre. Il sistema di stoccaggio copre circa il 20% del fabbisogno annuo italiano (di circa 76 miliardi di metri cubi di gas). Calcolando l’attuale tasso di consumo, le riserve durerebbero 40 giorni, ma a queste vanno aggiunte le forniture da altri Paesi come Algeria, Libia e Azerbaijan, con i quali fortunatamente sono stati stipulati accordi bilaterali. Poi c’è il gas liquido che arriva anche dagli Stati Uniti, da trattare con i tre rigassificatori presenti in Italia.
A questo proposito il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, afferma che è necessario aumentare subito la capacità di trattamento, installando la nuova nave rigassificatrice a Piombino entro l’inizio del 2023, “altrimenti potremmo avere dei problemi”. Confortato dall’appoggio del presidente Giani.
Il ministro ha anche annunciato la fine della dipendenza dal gas russo nel 2024, ma intanto, dovremmo ridurre la domanda di almeno 6 miliardi di metri cubi, circa l’8% del fabbisogno.
In prospettiva perciò potrebbe prender piede l’ipotesi di razionamenti di gas e luce, in case, uffici ed edifici pubblici, un piano al quale il governo Draghi lavora da mesi. Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, i razionamenti dovrebbero partire da gennaio, quando il consumo di gas si fa più elevato per i riscaldamenti, ma “sarebbe meglio cominciare anche prima, per non dover tagliare pesantemente nei mesi più freddi”.
Oltre alle ipotesi, già ventilate, di riduzione di uno o due gradi della temperatura e di contrazione di uno o due mesi del periodo di accensione dei riscaldamenti, un decreto ministeriale che dovrebbe essere firmato dallo stesso Cingolani introdurrebbe multe salate per chi spreca energia. L’esecutivo perciò studierebbe come organizzare controlli e far scattare sanzioni, che qualche regolamento già prevede.
Secondo Confedilizia, come scrive Il Messaggero, si potrebbe far riferimento al Testo unico sull’edilizia del 2001. Lì si parla di obblighi per il risparmio dell’energia, con sanzioni, in caso di violazione delle regole, “non inferiore a 516 euro e non superiore a 2.582 euro”. Altrimenti ci si potrebbe appoggiare su un decreto che recepisce una direttiva europea del 2005. Secondo quest’ultima chi non rispetta gli obblighi relativi alla manutenzione degli impianti termici per la climatizzazione invernale (“il proprietario o il conduttore dell’unità immobiliare, l’amministratore del condominio, o l’eventuale terzo che se ne è assunta la responsabilità”), è punito con una sanzione amministrativa “non inferiore a 500 euro e non superiore a 3000 euro”.
Cingolani ha parlato di tre possibili stadi d’emergenza, l’ultimo, quello più grave, sarebbe lo stop totale e immediato al gas russo. Sarebbero perciò indispensabili altri risparmi. Dopo i primi interventi già realizzati in alcune città italiane, si parla di un possibile spegnimento delle luci e dei monumenti la sera, così come di chiusura anticipata (il “coprifuoco”) dei negozi, con il piano che in ultima fase potrebbe estendersi anche alle scuole. Per gli istituti scolastici ci sarebbe innanzitutto lo spegnimento di luci e termosifoni in classe quando non strettamente necessari. Potrebbero quindi essere imposte temperature più basse di uno o due gradi rispetto agli anni passati, mentre al momento sembra escluso il ritorno alla Dad.
Questo tutto l’arsenale predisposto dal governo Draghi per far fronte all’esigenza di risparmio energetico, a causa delle carenze derivanti dalla guerra in Ucraina, per la quale per ora non si vedono prospettive di tregua o di pace, considerate le posizioni intransigenti delle due parti e dei loro alleati.