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Gaia Checcucci

Arno: Gaia Checcucci torna segretaria dell’Autorità di bacino. Ora via via ai lavori di difesa per Firenze e due terzi della Toscana

Gaia Checcucci
Gaia Checcucci in una foto d’archivio

FIRENZE – Gaia Checcucci è stata nominata nuovo Segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale. Per lei, fiorentina, è un ritorno a Firenze, dove è stata segretario dell’Autorità di bacino del fiume Arno per 7 anni fino al 2015, quando ha vinto la selezione per ricoprire l’incarico di Direttore generale al Ministero dell’Ambiente alla Direzione “salvaguardia territorio e acque” con compiti che spaziavano dalla difesa del suolo e rischio idrogeologico, al servizio idrico, tutela delle acque e bonifiche. Da lì si è occupata della Programmazione 2014/2020 del Ministero. In seguito è stata nominata dal governatore Toti per occuparsi della messa a regime del servizio idrico integrato in Liguria, come “commissario ad acta” dell’Ato idrico del ponente ligure.

Un’appartenenza sempre dichiarata al centrodestra – di cui è stata anche esponente in consiglio comunale a Firenze per dieci anni, vicina all’ex deputato Riccardo Migliori e al compianto Ministro Matteoli che la volle con sé al Ministero dell’Ambiente già nei primi anni duemila – ma competenze tecnico specialistiche istituzionalmente riconosciute che l’hanno condotta anche in tempi di governo tecnico ad essere chiamata a servizio del territorio distrettuale.

Il nuovo e prestigioso mandato alla guida dell’Autorità dell’Appennino Settentrionale, si presenta come un’ulteriore sfida ovvero quella interpretare al meglio la governance su acqua, suolo, frane, alluvioni e siccità in undistretto idrografico che oltre all’intero territorio toscano interessa buona parte della Liguria e una piccola porzione di Umbria.

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Bentornata Gaia. Il mio ultimo articolo su La Nazione, il giorno prima di andare in pensione (31 dicembre 2013), era proprio dedicato alla difficile cura dell’Arno: parlavo di te e dell’altro grande segretario dell’Autorità di bacino, Raffaello Nardi.

Mi auguro, per Firenze e i due terzi della Toscana da sempre minacciati dall’Arno, che, come ho sempre scritto, è soprattutto un torrente con sfrenate ambizioni di fiume, che il tuo ritorno possa dare una spinta a quelle opere indispensabili rimaste, negli ultimi sette anni, praticamente bloccate.

Con rischi crescenti, anche via di quelle piogge violente e concentrate, figlie del cambiamento climatico, alle quali, come ricorderai, proprio io, con Maracchi e Nardi, detti il nome, diventato poi di uso mondiale, di “bombe d’acqua”. Pronto a sollecitarti, come in passato, e a criticarti se necessario, ti auguro un sincero in bocca al lupo.

Sandro Bennucci

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