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Migranti, ingressi illegali: Serbia, Austria e Ungheria si accordano per contrastarli

Aleksandar Vucic (C), Karl Nehammer (L) Viktor Orban (R) EPA/ANDREJ CUKIC

BELGRADO – Mentre gli altri Paesi Ue discutono e sono in conflitto tra loro sul tema degli ingressi di migranti, e l’Europa non riesce a trovare il bandolo della matassa, alcuni Stati membri si accordano con la Serbia per frenare gli arrivi di clandestini sulla rotta balcanica, la più seguita insieme a quella del Mediterraneo centrale.

L’impegno a rafforzare la collaborazione nella lotta comune all’immigrazione illegale è stato ribadito da Serbia, Austria e Ungheria, paesi sottoposti in vario modo alla pressione dei flussi migratori lungo la rotta balcanica, principale direttrice dei viaggi della speranza da Asia centrale e Medioriente verso l’Europa occidentale.

Al termine di un vertice trilaterale a Belgrado, il presidente serbo Aleksandar Vucic, il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il premier ungherese Viktor Orban hanno firmato un Memorandum d’intenti in cui si sottolinea la ferma volontà di rinnovare gli sforzi nel contrasto all’immigrazione illegale.

VUCIC – Parlando al termine dell’incontro a tre – il secondo in tale formato dopo quello di Budapest del mese scorso – Vucic ha detto che il numero dei migranti illegali verso la Serbia si è quasi raddoppiato quest’anno rispetto al 2021, con la gran parte dei profughi provenienti da Afghanistan (40%), Siria (27%), Marocco (12,5%), Burundi (7%), Pakistan (2%). La Serbia, ha osservato, intende intensificare ulteriormente le misure di contrasto a tale fenomeno, e a questo riguardo ha abolito il regime di liberalizzazione dei visti con India, Tunisia e Burundi. A breve, ha aggiunto, il suo regime in fatto di visti verrà allineato con quello Ue per altri due Paesi. Un sistema questo criticato a più riprese da Bruxelles che lo ha definito ‘turismo d’asilo’.

Gli arrivi in Serbia, ha affermato Vucic, si registrano fondamentalmente da Macedonia del Nord e Bulgaria, per questo l’obiettivo immediato è quello di rafforzare la vigilanza lungo le frontiere con tali Paesi.

Sia Nehammer che Orban hanno sottolineato da parte loro il ruolo chiave della Serbia nel contrasto all’immigrazione illegale, dal momento che se Belgrado difende i suoi confini, difende anche la sicurezza di Austria, Ungheria e del resto d’Europa.

ORBAN – La lotta all’immigrazione illegale, ha detto Orban, sarebbe più agevole e efficace se la Serbia fosse già membro dell’Unione europea, per questo Budapest è favorevole a una accelerazione del processo di integrazione europea di Belgrado. L’Ungheria, ha osservato, è pronta a fornire sostegno finanziario e in uomini per il rafforzamento e i controlli lungo la frontiera meridionale. Dal 2015, ha affermato Orban, il suo Paese ha speso 1,6 miliardi di euro per la difesa dei confini, e da Bruxelles ha ottenuto solo l’1,2% di tale ammontare. Budapest, ha detto Orban, dall’inizio dell’anno ha impedito l’ingresso illegale in Ungheria di 250 mila migranti, che sono sempre più aggressivi, protetti da bande criminali di trafficanti, che sono spesso armati e che affrontano a colpi d’arma da fuoco gli agenti di guardia alla frontiera.

NEHAMMER – Favorevole a sostenere la Serbia e gli altri paesi dei Balcani nella lotta all’immigrazione illegale si è detto anche Nehammer, per il quale è fondamentale accelerare il processo di integrazione europea dell’intera regione.

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