Giornalisti: improvvisa morte di Mario Sconcerti. L’annuncio del “Corriere della Sera”

ROMA – Si e’ spento oggi, improvvisamente, il giornalista Mario Sconcerti, 74 anni, storico editorialista del Corriere della Sera. Lo rende noto proprio il Corriere con un articolo in apertura del sito. Sconcerti era ricoverato da qualche giorno in ospedale per alcuni accertamenti di routine. Mario era nato a Firenze, figlio del procuratore di pugilato Adriano Sconcerti, aveva respirato il clima delle grandi sfide fra Mazzinghi e Benvenuti. Ma il calcio prese il sopravvento. Venne assunto dal Corriere dello Sport oltre 50 anni fa. Poi una carriera brillantissima a Repubblica, prima di diventare direttore generale della Fiorentina ai tempi di Mario e Vittorio Cecchi Gori. Poi l’appordo al Corriere della Sera e alle trasmissioni sportive della Rai.
“Fino a venerdi’ – ricorda il Corsera – ha continuato a dare il suo contributo di idee al nostro giornale di cui era una delle firme piu’ prestigiose. Sconcerti e’ stata una delle firme storiche del giornalismo sportivo italiano, gia’ direttore del Corriere dello Sport e del Secolo XIX. Nel corso della sua carriera e’ stato anche direttore generale della Fiorentina”.
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La notizia è stata violenta e dolorosa, come una coltellata al petto: Mario Sconcerti ed io, quasi coetanei, siamo cresciuti giornalisticamente insieme, cercando, ancora da semplici collaboratori, le notizie a Coverciano, all’ombra di veri giganti di sport e di vita: Artemio Franchi, Ferruccio Valcareggi, Fino Fini. Le strade si divisero quando lui (1972) venne assunto dal Corriere dello Sport e spedito a Milano. Era un grande amico, Mario: voleva che lo raggiungessi perchè si era aperto un posto da cronista sportivo a “La Notte” diretta da Nino Nutrizio. Non se ne fece nulla perchè, qualche mese dopo, approdai a “Stadio”, allora edito dalla Poligrafici Editoriale.
Ci ritrovammo una quindicina d’anni dopo: lui capo redattore dell’edizione fiorentina di “Repubblica”, io nel vertice della cronaca de “La Nazione”. Si rideva dei “buchi” che riuscivamo a darci. In gergo professionale, “buco” significa una notizia mancata e pubblicata, invece, dalla testata concorrente. Qualche “ruggine”, soprattutto con i colleghi sportivi, ci fu quando Vittorio Cecchi Gori lo chiamò alla Fiorentina come direttore generale. Infatti non era il suo mestiere: Mario era un giornalista vero, la sua prosa era chiara e coinvolgente, sapeva dare la notizia con un commento lieve ma incisivo, preciso e puntuale. Mai sopra le righe.
E s’intendeva di calcio, anche se i tifosi della Fiorentina, spesso, non gradivano le sue frecciate. Ormai da anni, al “Corrierone” era diventato l’Opinionista con la maiuscola. Per me era, e resterà sempre, l’amico di Coverciano. Dove, insieme, lui con la Vespa, io con la ‘500, arrivavamo trafelati perchè “qualcuno” ci aveva informato che il “grande inquisitore”, Corrado De Biase, capo dell’ufficio inchieste della Figc, aveva indagato calciatori e allenatori. Oppure che Riva, segretamente, aveva chiesto di farsi visitare dal dottor Fini… Quindi lunghe attese al bar del Centro tecnico, con altri cari colleghi (Manuela Righini, Massimo Sandrelli, Massimo Bianchi, Giorgio Chellini, Giuseppe “barba” Mannelli) e le affannose telefonate agli stenografi dei giornali. Per dare “il buco” a tutta l’Italia… Ciao Mario.
Sandro Bennucci
