Salva calcio: costa 900 milioni. Li chiamavano “ricchi scemi”, ora sono furbi (con le tasse di tutti)

Pallone e debiti

Il dito sulla piaga l’ha messo “Il Sole 24 ore”, quotidiano economico di Confindustria: chiedendosi perchè il governo, che si lamenta di non avere soldi, spende 900 milioni per spalmare in 60 mesi i debiti dello sport, ma in particolare delle società di calcio, prodighe d’ingaggi milionari ai calciatori e in provvigioni fuori tempo e fuori a procuratori e manager.

QUESTUA – Vorrei che la risposta arrivasse da una persona seria, accorta e avveduta come Giorgia Meloni. La quale dirà che il provvediento è per “tutto il mondo dello sport e non solo per i club che sembrano ricchi”. Purtroppo la realtà pare diversa: la stragrande maggioranza delle società dilettanti o di promozione sportiva sono ben gestite e non rischiano certo di fallire. I debiti li hanno i grossi club. E comunque credo la presidente del consiglio avrà qualche problema a spiegare perchè quasi un miliardo di euro di preziose (e scarse) risorse del Paese debba essere messo a disposizione di chi i soldi ce li aveva e ce li ha, ma evidentemente non li ha investiti bene se è arrivato ad accumulare debiti per i quali ed è costretto a fare la questua allo Stato. Come coloro che sono devastati dal caro bollette o che, addirittura, non hanno sostentamento e per i quali è stato necessario inventare il “reddito alimentare”.

“RICCHI SCEMI” – La meraviglia è che in pochi si stiano scandalizzando per questa decisione del governo. Una volta – a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta – un grande presidente del Coni, Giulio Onesti (uno dei più illuminati dirigenti sportivi italiani, insieme ad Artemio Franchi), definì presidenti e dirigenti della serie A come “ricchi scemi”: perchè, anche allora, c’erano spese folli per i calciatori nel tentativo, quasi sempre fallimentare nel senso più largo del termine, di vincere partite e scudetti. E pensare che i grandi presidenti di allora ricchi lo erano (Agnelli, Moratti, Rizzoli, Dall’Ara), ma “scemi” no davvero, visti gli imperi economici che sapevano gestire.

VLAHOVIC – Nel tempo la situazione è peggiorata per almeno due ragioni: i presidenti del mito non chiedevano aiuti di Stato per il calcio. Spendevano ma, alla fine, ripianavano i bilanci anche se con le intemerate di Onesti e dello stesso Franchi. Il secondo motivo è che, all’epoca, una volta placate le richieste dei calciatori e di chi gestiva i loro cartellini, il problema era risolto. Oggi la parte del leone, molto spesso, la fanno i procuratori che agiscono praticamente senza regole e senza freni. La Fiorentina è fra le società finite più volte nell’occhio del ciclone: il caso Vlahovic ha fatto scuola. Intendiamoci: il procuratore che pretendeva una montagna di soldi per favorire il rinnovo faceva semplicemente il suo interesse. Il problema? L’assenza di regole: o di un tetto alle provvigioni. E naturalmente la possibilità, per i calciatori, di puntare i piedi e chiedere il trasferimento ogni volta che viene loro offerto un ingaggio più allettante. Infischiandosene della scadenza del contratto. Basta puntare i piedi. La vicenda Vlahovic si ripeterà, ora, con Amrabat, stella del Marocco e del Mondiale? Le premesse ci potrebbero essere. Il calciatore, per fortuna, sembra di altro avviso. Vedremo. Ma il problema è ben più vasto.

FEDERCALCIO – Chi deve studiare regole certe per calciatori e procuratori? Federcalcio e Lega (magari con l’avallo di Fifa e Uefa). Che non si muovono se non adeguatamente sollecitate. Chi dovrebbe spingerle? Presidenti e dirigenti. Che non lo fanno perchè il “giochino”, alla fine, non dispiace. E che per evitare fastidi diplomatici e, per far prima, sono andati con il cappello in mano dal governo a chiedere lo strumento “salva calcio” o “spalma debiti”. Presidenti e dirigenti diventati “furbi”. Come tutti coloro che scoprono nella fiscalità generale la panacea per tutti i mali. A spese di chi, soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati, pagano le tasse alla fonte. E ora scoprono di doversi caricare sulle spalle anche gli ingaggi di bomber e top player. Ma l’Europa, tanto rigorosa sul Pnrr non può alzare un cartellino rosso su questo provvedimento che grida vendetta da parte dei contribuenti? Quindi pure da parte mia, che scrivo anche di calcio da oltre 50 anni!

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Sandro Bennucci

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