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Firenze: banca clandestina per trasferire fondi in Cina. 2 arresti e 11 indagati

FIRENZE – L’accusa è associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e bancaria e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Per questo il gip del tribunale di Firenze ha firmato l’ordinanza per la misura cautelare della custodia in carcere per due cittadini di origine cinese. Altre 11 persone, sempre di origini cinesi, sono indagate.

Il Giudice ha disposto anche il sequestro preventivo di denaro costituente il prezzo del reato per circa 74.000 euro. L’indagine è stata eseguita dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze. Secondo l’ipotesi accusatoria avanzata dal pubblico ministero ed accolta dal Giudice per le indagini preliminari, i reati contestati si collocano all’interno di un sistema stabile e organizzato di gestione da parte di imprenditori cinesi di una Banca clandestina che offriva servizi occulti di trasferimento di denaro in Cina a favore di connazionali dietro pagamento di una percentuale del 2,5% dell’importo trasferito e applicando tassi di cambio tra euro e yuan leggermente più sfavorevole rispetto a quelli ufficiali, tanto da risultare “pienamente provata … una intensa, continuativa, quotidiana e inequivoca attivita’ di raccolta di denaro”.

Secondo le indagini svolte dalla Guardia di Finanza, la Banca clandestina aveva sede a Firenze, in un esercizio commerciale, con filiale secondaria a Prato: il servizio specializzato consisteva nell’accogliere i clienti, tutti imprenditori cinesi operanti nel settore della pelletteria e dell’abbigliamento, e nel ritirare il contante che si intendeva trasferire senza essere tracciati attraverso gli intermediari abilitati dalla Banca d’Italia.

Il sistema di trasferimento, sempre secondo le indagini, aveva due principali canali: per piccoli importi gli indagati usavano le applicazioni “We chat” e “Alipay”, che consentono trasferimenti di denaro associando a un conto una o piu’ carte di credito dalle quali, al momento del pagamento, viene prelevato l’importo esatto ritiro. Per importi piu’ consistenti, attraverso un meccanismo piu’ complesso: il denaro veniva anticipato attraverso conti correnti e carte bancarie accesi in Cina in favore di altri soggetti ivi dimoranti indicati dagli stessi clienti, dopodiche’ il denaro raccolto in contanti nel negozio fiorentino o nella filiale pratese veniva prelevato da ulteriori connazionali (cosiddetti “trasferitori”) e trasportato fisicamente in madrepatria con altre modalita’.

In alcuni casi erano i “trasferitori” che mettevano a disposizione in Oriente proprie provviste di denaro su richiesta del sodalizio indagato a fronte di una ulteriore commissione. In taluni casi la Banca clandestina metteva a disposizione dei propri clienti denaro contante dopo aver ricevuto un bonifico sui conti correnti nella Repubblica Popolare.

Dalle indagini e’ emerso che, al fine di creare un’adeguata provvista che consentisse di far arrivare il denaro ritirato in contanti ai clienti finali, in taluni casi gli indagati avrebbero comprato in Italia, su commissione di connazionali residenti in madrepatria, beni di lusso da inviare loro: a fronte di tali acquisti i committenti accreditavano la relativa somma, comprensiva di commissioni per il servizio reso, sui conti correnti esteri degli indagati, in modo tale da non necessitare il trasferimento del contante ritirato in Italia verso il paese di origine.

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