Sangiuliano: “Il Maggio Fiorentino non può morire, occorre rifondarlo”

FIRENZE – Dopo giorni che il sindaco di Firenze, Dario Nardella, e il Presidente della Regione, Eugenio Giani, rinviavano di attuare quel che chiedeva il commissario del Maggio Musicale, Onofrio Cutaia, ovvero di versare un contributo extra per evitare la chiusura del Maggio gravato da un buco di 6 milioni nel bilancio 2022 e da 2,5 in quello parziale del 2023 grazie alle spese incontrollate (anche da parte di chi avrebbe dovuto controllare) dell’ex-Sovrintendente Pereira, il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano dice la sua: il Maggio non può morire ma serve rifondarlo e occorre fare chiarezza su responsabilità passate.
Nulla di nuovo, in realtà, rispetto a quanto detto al momento della nomina del Commissario, ma da allora è passato del tempo e il silenzio del ministro in queste settimane, mentre si rincorrono ipotesi assurde e dannosissime come quella della vendita dell’archivio (rilanciata da Nardella con l’accompagnamento di un’altra idea perniciosa, ovvero rendere il Maggio in cambio proprietario di una porzione dell’edificio) iniziava a pesare. In un intervento pubblicato oggi su Qn, Gennaro Sangiuliano così si esprime: “La logica, il buonsenso e la responsabilità verso una prestigiosa istituzione culturale ci costringono a dire che il Maggio non può morire”, ma “per il rispetto che dobbiamo agli italiani, un intervento del Ministero non può prescindere da un’operazione preventiva di chiarezza. Occorre un accertamento puntuale delle responsabilità passate, di chi amministrava e di chi doveva vigilare. E poi, soprattutto una rifondazione del Maggio su basi di efficienza manageriale, valori culturali e trasparenza amministrativa”. Il Maggio e Firenze, prosegue il ministro della Cultura, “meritano la nostra cura ma il tema non è quello delle risorse che si troveranno, bensì, quello della qualità della governance e la prospettiva del futuro. L’intervento finanziario va accompagnato con un progetto chiaro e definito, che nel rispetto delle leggi, assicuri l’equilibrio necessario tra la qualità dell’offerta e la sostenibilità economica del Teatro, fattore imprescindibile per dare un futuro di stabilità al Maggio. A queste condizioni il Ministero non si sottrarrà a fare la sua parte, a tutela dei lavoratori” – “che pagano un prezzo senza aver alcuna colpa” -, “in aiuto di Firenze e in difesa del valore culturale del Maggio”. Sangiuliano, nel suo intervento, ricorda ancora: “in questi mesi il commissario Onofrio Cutaia, da me nominato, ha accertato l’esistenza di un buco di bilancio di quasi 9 milioni di euro” prodotto tra il 2022 e il 2023, e “ha disposto immediatamente una serie di tagli. Questo accadeva mentre le altre fondazioni liricosinfoniche, nello stesso periodo, chiudevano in pareggio, se non in attivo”. Come è stato possibile – si chiede il ministro (“senza personalizzazioni polemiche”) “accumulare tali debiti?” E, “circostanza decisiva, il Consiglio di indirizzo cosa faceva? Perché non è intervenuto quando si è reso conto di una situazione insostenibile?”: “Forse bisognava assecondare una narrazione retorica di un mondo magnifico di fasti a Firenze? Il grande interrogativo resta questo: perché chi doveva controllare non ha fermato prima (ma molto prima) la corsa verso il baratro? Anche Giani chiede altri chiarimenti, ma intanto le settimane passano e il malato potrebbe non sopravvivere.
